Bonus pubblicità 2021
Come usufruire della agevolazione governativa
Tiziana Troisi 18/02/2021 0
La crisi sanitaria e commerciale ha messo in ginocchio molti settori. Uno di questi, anche se non lo avremmo mai pensato è sicuramente quello pubblicitario. In un momento in cui nelle città tutto era silenzioso e serrato, la pubblicità televisiva non ha portato il risultato sperato.
Molte aziende hanno provato a rialzarsi sfruttando il potenziale pubblicitario dei social network e in generale di internet. È li che le interazioni si sono spostate in massa durante il lockdown.
Proprio analizzando questo forte cambiamento nel mondo pubblicitario, il Governo ha deciso di emanare un Bonus Pubblicitario per il 2020, che è stato confermato anche per il 2021
Vediamolo nel dettaglio.
Bonus Pubblicitario: come funziona
Il bonus pubblicitario 2021 ha come obbiettivo principale l’incentivo all’utilizzo di tecniche di digital marketing.
Si tratta di un credito d’imposta ( un anticipo delle spese da sostenere nel corso dell’anno) pari al 50% degli investimenti in programma.
Possono accedervi aziende e professionisti che abbiano intenzione di investire in pubblicità su giornali cartacei o online. A differenza del 2020, sono esclusi dal provvedimento i fondi investiti in spazi televisivi.
Un modo per spingere le aziende ad abbandonare i vecchi canali?
Il bonus pubblicitario 2021 copre una spesa massima di 50 milioni l’anno. Si può presentare domanda di adesione fino al 31 Marzo 2021.
A muoversi per incentivare l’utilizzo dei canali digitali non è stato solo il governo. Nel corso dell’anno precedente molti colossi della comunicazione digitale hanno stanziato fondi per sostenere la pubblicità in rete.
Fondi Facebook Ads
Facebook, per esempio, per il 2020 ha creato un fondo di Sostegno per le PMI: 100 milioni di dollari da distribuire in 30 Paesi. I fondi sono stati accreditati alle aziende aderenti all’iniziativa che si sono dimostrate meritevoli. Questi crediti, spendibili in Facebook Ads, sono scaduti il 31 Dicembre 2020
Non si hanno ancora informazioni su un eventuale rinnovo dell’iniziativa anche per il 2021.
Per rimanere aggiornati consultate la sezione domande frequenti di Facebook.
Tik Tok Advertising
Ammettiamolo: quando Tik Tik si è diffuso in maniera capillare sui cellulari di giovani e meno giovani, non ci avreste scommesso per nulla. E invece no: i piccoli video di 15 o 60 secondi si sono rivelati un canale fortissimo per una pubblicità che non fosse troppo invasiva ma colpisse nel segno.
Anche Tik Tok, nel pieno della pandemia ha deciso di aiutare le piccole medie imprese: è stato istituito un fondo che restituisse l’equivalente della cifra investita in pubblicità. Piccolo ma non trascurabile dettaglio: potevano accedere al fondo solo le aziende con almeno 100 mila clienti.
L’istituzione di questo fondo è stata solo l’ultimo tassello della trasformazione del social cinese in un importante nodo del social media marketing: poco prima era stata lanciata la piattaforma Tik Tok ads Manager, per aiutare le aziende a gestire tutto in maniera più intuitiva
Non è stato ancora confermato il rinnovo del fondo pubblicitario per il nuovo anno, ma visto il successo, siamo fiduciosi.
Google Ads
Dopo aver appreso di queste iniziative, sorge spontanea una domanda: come promuovere online le aziende che per una scelta interna non utilizzano i social?
Ci sono brand il cui target sono persone che non hanno molto appeal con i social o non utilizzano uno smartphone. Persone meno giovani magari, il cui utilizzo di internet si limita alle ricerche sul web.
Tranquilli, a loro ci ha pensato Google: il famosissimo motore di ricerca ha ricaricato gratis i conti degli account delle aziende già attive su Google Ads, la piattaforma di Google dedicata alla pubblicità.
340 milioni di dollari distribuiti sugli account Google Ads di tutto il mondo. Sembrava uno scherzo, ma era tutto vero. I crediti si sono poi azzerati il 31 Dicembre 2020.
A parte il Bonus governativo, già confermato, tutte le altre iniziative descritte sono ancora in forse. Si sarà trattato di un evento sporadico? Certo è che incentivi di questo tipo, se ripetuti, potrebbero rendere più facile la strada verso la digitalizzazione delle piccole medie imprese. Nel nostro Paese sono ancora pochissime le aziende in grado di comprendere e sfruttare il potenziale della rete.
Per restare aggiornati sul mondo della pubblicità digitale e tanto altro, seguite le nostre pagine.
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Paola Palmieri 06/11/2020
Tik Tok For Business: app tagliata per il successo
Tik Tok nasce in Cina nel settembre del 2016 con il nome di Douyin (letteralmente “shaking sound”) e, a distanza di quattro anni, eccoci qua: ha fatto il giro del mondo in un click! Se hai meno di 20 anni è una tra le prime applicazioni che avrai scaricato sul tuo smartphone e, se ne hai più di 20, di sicuro ne avrai sentito parlare o ti sarai già divertito con qualche conoscente a girare video creativi. Perché allora non sfruttarla per il tuo business?
Vediamo insieme come nasce Tik Tok For Business e come può favorire i tuoi affari in rete. Sei pronto a partire per questo viaggio attraverso la musica e molto altro ancora? Andiamo!
I numeri
Tanto per cominciare leggiamo insieme i numeri da capogiro che lo caratterizzano:
1. + 1 miliardo di utenti presenti sulla piattaforma
2. + 2 miliardi di download nel mondo
3. Presente in oltre 150 paesi
4. Tradotto in 75 lingue
5. 52 minuti al giorno: il tempo medio di permanenza per utente!
A settembre 2020, nasce così una piattaforma tutta nuova dedicata alle imprese.
La mission
"Le soluzioni di TikTok For Business sono pensate per offrire ai brand e alle loro direzioni marketing gli strumenti per creare storytelling creativi, in grado di ingaggiare la community di TikTok con il loro messaggio", questo quanto si legge nel loro comunicato di presentazione sul blog.
“I brand di successo su TikTok non fanno pubblicità ma connettono, inspirano, co-creano e soprattutto intrattengono le persone. Le aziende, dunque, devono ripensare al concetto di creatività, coniugandolo con l’essere autentici e reali. Il nostro consiglio? Non fare annunci. Fai TikTok!”
Gli strumenti
Trattandosi di una piattaforma aperta ed inclusiva, incoraggia a mettere al centro della strategia il contenuto. L’interazione tra utenti avviene tramite:
• #Hashtag: argomenti di tendenza
• Challenge: sfide interattive.
Gli obiettivi
• Crescita oltre la creatività: per il marketing, TikTok è una piattaforma con un interessante potenziale di crescita.
• Vista, suono, movimento: per il marketing l’opportunità di sfruttare l’ambito dei dispositivi mobili sono diverse: musica, effetti sonori, playback, reaction e molto altro.
• Community: il senso di TikTok è quello di “stare insieme”. Un’opportunità in più per gli esperti di marketing, infatti, su TikTok, gli utenti possono lasciarsi coinvolgere e ispirare così tanto da una campagna di marketing da crearne una tutta loro. E i brand hanno un riscontro immediato dell’impatto della loro campagna sulle persone.
• Conoscenza e cultura per tutti: su TikTok si conoscono cose nuove ogni giorno, in modo aperto e inclusivo.
• Soluzioni semplici e senza intoppi: i nostri prodotti portano risultati su tutti i marketing touchpoints e consentono uno storytelling ricco e immersivo. Approfondiamo quest’aspetto insieme.
Tik Tok For Business: 6 soluzioni per aiutare il brand
• TopView: ha una durata di 24 ore ed è l’opzione video a tutto schermo che riesce, nel momento in cui gli utenti accedono alla piattaforma, ad attirare l’attenzione su di sé.
• TopView Lite: presenta le stesse caratteristiche di TopView ma è l’unico format sprovvisto di suono da 3 a 5 secondi.
• In-Feed ADS: pensato “Per Te”, il format video si inserisce in modo naturale tra i contenuti generati dall’utente.
• Branded Hashtag Challenge: la soluzione forse più conosciuta, dalla durata di sei giorni e multi-market.
• Branded Hashtag Challenge PLUS: unisce la visibilità di un’Hashtag Challenge sponsorizzata con l’esperienza d’acquisto in-app, sostenendo le vendite.
• Branded Effect: effetti in 2D, 3D e AR cuciti su misura e brandizzati per generare brand awareness e engagement a livello internazionale.
E tu cosa aspetti ad entrare nella community?
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Se vuoi approfondire alcuni aspetti o hai altre curiosità a riguardo, non esitare a scrivercelo nei commenti. Resta connesso con noi per molte altre notizie sul mondo del marketing e non solo!
Gabriella Avallone 04/11/2020
Il business e il marketing del Take Away durante il lockdown
Il mercato del Delivery è diventato caldissimo negli ultimi tempi, sicuramente agevolato anche dal lockdown, che ne ha favorito l’ingresso di molti ristoranti. Attualmente il business del Take Away sta vivendo un vero e proprio boom, a dimostrarlo 18,9 milioni di italiani che ormai si rivolgono all’asporto. Il mercato del Take Away è un’opportunità di Business che prima molti sottovalutavano. Difatti i dati diffusi da Gfk Eurisko, il 1° Osservatorio Nazionale sul mercato del Take Away, emergono aspetti importanti come:
- Secondo la Camera di Commercio di Milano circa 18,9 milioni di italiani si rivolgono all’asporto;
- Il valore complessivo che si aggira intorno questo business è di oltre 5,5 miliardi di euro.
- anche la Fipe (federazione Italiana Pubblici Esercizi) promuove l’asporto come una modalità emergente per servire la propria clientela.
Negli ultimi tempi la società frenetica, i ritmi sempre più incalzanti delle metropoli e gli orari lavorativi hanno portato sempre più a scegliere di ordinare cibo Take Away durante la settimana, negli spacchi o a fine giornata piuttosto che mangiare al ristorante.
Con un servizio sempre più completo, rapido e veloce il cibo da asporto viene consumato non solo a casa ma anche in ufficio o ovunque lo si voglia.
In questo modo i ristoratori cercano di offrire un servizio che possa rispondere anche ai gusti di chi ha voglia di sperimentare qualcosa di diverso e sempre nuovo.
Qual è il fattore vincente del Take Away: sicuramente anche il costo. Il vantaggio economico dell’ordinare da asporto è uno degli aspetti che determinano il suo successo in Italia.
Per avere ancora più successo c’è chi è riuscito a sfruttare a suo favore anche la quarantena con un’arguta mossa di marketing:
Girava o forse gira ancora, da qualche giorno su tutti i social un appello che avrebbe lanciato Burger King, una delle più celebri catene del fast food mondiale.
Il messaggio è stato pubblicato dal profilo ufficiale Twitter e recitava così:
“Ordinate da McDonald's.
Non avremmo mai pensato di chiedervelo. Come non pensavamo mai che vi avremmo incoraggiato a ordinare da KFC, Subway, Domino's Pizza, Pizza Hut, Five Guys, Greggs, Taco Bell, Papa John's, Leon, o un altro food store, il cui elenco è troppo lungo da riportare qui. In breve, da qualunque delle nostre sorelle catene alimentari, (fast o non fast). Non avremmo mai pensato di chiedervelo, ma i ristoranti che danno un'occupazione a migliaia di lavoratori hanno bisogno del vostro supporto. Perciò, se volete aiutare continuate a coccolarvi con cibi deliziosi usando il delivery, il take away o il drive through”.
Un messaggio che potrebbe apparentemente mostrare un lato solidale verso gli altri esercizi di ristorazione, vista la drammatica situazione di restrizioni che dovrà ripetersi ancora, ma non è così. La frase scherzosamente buttata lì “Un Whopper è sempre la cosa migliore, ma anche ordinare un Big Mac non è così male", dedicata ad uno dei suoi più grandi rivali, McDonald’s, più che della generosità nasconde del puro marketing. Non a caso questo messaggio firmato Burger King ha fatto il giro dei social di milioni di persone.
E tu l’avevi notato? Scrivicelo nei commenti.
Tiziana Troisi 19/04/2022
Prosumer: chi è e cosa fa
Sai che cos’è un neologismo? È una parola creata sul momento da qualcuno per definire al meglio un concetto difficile da definire con espressioni già conosciute. Capita che siano inventati neologismi pieni di fantasia, come il petaloso di qualche anno fa.
Capita ancora più spesso che i neologismi vengano utilizzati per creare definizioni specifiche per determinate discipline. La disciplina che più si serve dei neologismi è, manco a dirlo, il marketing. Si tratta di un campo di studio grandissimo e in continua espansione.
Ecco perché, più di tutte le altre discipline, il marketing è un coacervo di molte nuove parole. In questo articolo parleremo in particolare di uno di quei neologismi: la parola prosumer.
Prosumer: il cliente ora è attivo
Questo termine, che avrai sicuramente letto da qualche parte in rete, è l’unione di due parole: consumer e producer.
Questo termine cerca quindi di racchiudere e descrivere in sé una figura precisa: quella del consumatore che non è più passivo, ma parte attiva nel processo di vendita.
Se prima dell’avvento della rete il consumatore era un semplice acquirente, oggi non è più così. Oggi, infatti, sono le stesse aziende a chiedere l’intervento diretto dei consumatori in quello che è il processo produttivo aziendale.
Il prosumer è, quindi, una figura ibrida che non solo consuma un contenuto, ma lo produce egli stesso. Come per tutte le cose, anche per questa figura non esiste un solo modo di agire. Si può essere prosumer in tanti modi e per tanti campi diversi.
È prosumer l’utente che non subisce più passivamente i social ma crea contenuti da divulgare ad un pubblico, sono prosumer i book blogger che leggono un libro poi lo recensiscono sui loro canali.
Insomma, i prosumer sono tutti quei consumatori che non restano passivi ad usufruire di contenuti a loro disposizione ma diventano loro stessi parte integrante di una community attiva.
La nascita dei prosumer ha dato alle aziende nuove possibilità di confronto diretto e successiva validazione del suo operato. Sono proprio i prosumer, spesso, a fare da collante tra il pubblico acquirente e l’azienda.
Che cosa fanno i prosumer?
Di seguito ti presentiamo i diversi ruoli dei prosumer:
- Producer: parliamo in questo caso di un consumatore che inizia a produrre autonomamente contenuti, che siano essi divulgativi o di altro genere. Come abbiamo già detto questo tipo di prosumer cambia ruolo passando da quello di consumatore a quello di creatore di contenuti.
- Fixer: è quel consumatore che insieme alla propria community si impegna per migliorare e modificare l’esperienza d’uso del prodotto. Sono questi i pareri più importanti da ascoltare quando un’azienda decide di avviare operazioni di riposizionamento per il proprio brand.
- Sharer: questo prosumer è quello che sostituisce, di fatto, il passaparola del marketing analogico. Lo sharer esprime e diffonde opinioni sui social consigliando (o meno) un determinato prodotto. È proprio attraverso questo passaparola che un brand riesce a raggiungere la fetta di pubblico più difficile da raggiungere. È importante quindi provare a creare legami che siano duraturi e fruttuosi per tutte le parti in causa.
- Tester: è forse l’anello più importante della catena che collega produttori e consumatori. Si tratta di quella persona (o più persone) che ha il compito di provare i prodotti in anteprima e dare all’azienda produttrice i feedback che occorrono.
È l’azienda stessa che sceglie i suoi beta tester, selezionando tra i suoi consumatori abituali i clienti che più possono rispecchiare il loro target di riferimento: clienti speciali a cui offrire sconti e promozioni esclusive.
Come nasce la figura del Prosumer
Sembra una cosa abbastanza recente ma non lo è affatto: la figura del prosumer, infatti, è nata piano piano, con l’evolversi del rapporto tra aziende e consumatori. I primi a cambiare i pesi e i ruoli di questo rapporto sono stati sicuramente gli e-commerce.
Chi acquista online può notare da subito come il rapporto con le aziende diventa decisamente più diretto. L’azienda cerca infatti di coinvolgere in ogni modo i propri clienti. La trattativa tra il consumatore e il venditore diventa quasi uno scambio tra pari.
Ed è proprio da questi scambi che è nata la figura del prosumer. Ci si è accorti in questo modo di quanto la figura del consumatore possa essere centrale anche nei momenti precedenti alla fase di lancio.
E tu, curi abbastanza i rapporti con i consumatori? Diccelo nei commenti.