73 articoli nella categoria Inside marketing
Tiziana Troisi 29/04/2022 0
L’importanza del tone of voice nel marketing
La lingua italiana è una delle più articolate al mondo: per esprimere un concetto ci sono mille parole diverse. Inoltre, a cambiare il significato di una frase contribuisce in maniera fondamentale anche il tono di voce. Se si è arrabbiati si pronuncia una frase in un modo, se non lo si è il tono diventa sicuramente diverso.
Il cambio di tono aiuta, inoltre, a destreggiarsi attraverso i contesti più disparati. Per esempio, parleresti allo stesso modo ad un bambino e ad un adulto? La risposta è probabilmente no!
Proprio questo è il motivo per cui il tono di voce è fondamentale non solo nella vita di tutti i giorni, ma anche per sviluppare un’adeguata strategia di comunicazione. Questo aspetto del linguaggio diventa fondamentale per il settore del marketing. Approfondiamo insieme come.
Tone of voice: che cos’è
Ad essere particolarmente importante per il successo di un brand non è solo il contenuto che veicola ma anche il come. Il tone of voice diviene protagonista. Non sai cos’è? Te lo spieghiamo subito: il tone of voice è il registro utilizzato dal brand per parlare al suo pubblico.
È il modo con cui l’azienda si rivolge al suo target, ma non solo: esprime i valori di cui il brand stesso si fa promotore. Aiuta a conoscere meglio un’azienda, a raccontare una storia, a creare un’identità che sia riconoscibile nel tempo.
Nel marketing, per riuscire ad avvicinarsi a nuovi clienti, è fondamentale sapersi raccontare bene e, soprattutto, saperlo fare in maniera accattivante. La nuova generazione di clienti non vuole solo comprare un prodotto: i nuovi clienti vogliono ascoltare la storia di come sia nato quel prodotto, vogliono creare un legame forte con il brand.
Dopo aver chiarito il concetto, possiamo analizzare nel dettaglio quali sono i processi che portano a questa scelta e il modo in cui questa influenza in tutto l’immagine del brand.
Tone of voice e brand persona: che lingua parlano i brand?
Come si sceglie il giusto tone of voice? Ti sveliamo un segreto: quella che sembra una scelta attiva non lo è mai. Sono sempre i clienti a decidere, indirettamente, la lingua che un brand dovrà parlare.
Ogni azienda, infatti, periodicamente, cerca di fare un’indagine sul suo pubblico. Per esempio, quando è il momento di lanciare un nuovo prodotto, si cerca di immaginare quali siano le caratteristiche del potenziale cliente che potrebbe voler acquistare il prodotto.
Si cerca di creare una vera e propria persona virtuale: la buyer persona è un vero e proprio individuo con credenze, desideri, paure e problemi. In base alle caratteristiche individuate nella buyer persona, ogni brand sceglie il linguaggio adatto per arrivare al suo cuore e conquistarne la fiducia.
Il tone of voice di un brand dipende dal target che il brand vuole conquistare. Vediamo insieme qualche esempio pratico per capire meglio.
Tone of voice: qualche esempio
Partiamo con un classico e prendiamo un brand come Mulino Bianco, il target è principalmente costituito da famiglie e da bambini: il tono di voce utilizzato sarà informale e rassicurante, ma sempre molto professionale.
Se, al contrario, si osserva la comunicazione di un brand come Cèrez, si nota subito un cambio di registro: il linguaggio scelto è originale, irriverente e a tratti dissacrante.
Ci sono brand che del loro tone of voice irriverente e in netto contrasto con il prodotto offerto hanno fatto un vero e proprio marchio di fabbrica.
C’è per esempio Taffo, un’agenzia funebre romana che con la sua ironia riesce a trattare temi importanti e a far sorridere milioni di follower sui social.
Un altro brand famoso per il suo tono particolarmente irriverente è sicuramente Durex, noto brand di profilattici che, attraverso una buona dose di ironia è riuscito a conquistare il cuore di milioni di giovani. Non solo, con questo modo di comunicare è efficace anche per educare, tra una battuta e l’altra, i giovani al sesso sicuro.
L’importanza della voce
Come individuare il giusto tone of voice? Non esiste una risposta giusta o sbagliata ma la necessità di definire in modo chiaro e inequivocabile l’identità della propria azienda. Il tone of voice, pertanto, è un elemento da tenere assolutamente in considerazione se si vuole creare un legame reale e duraturo con i propri clienti. Raccontarsi senza riserve premia sempre, e aiuta il brand a essere unico.
Tiziana Troisi 18/02/2022 0
Food Marketing: 5 storie di goloso successo
Ammettilo: cerchi sempre di mantenere la linea, di non mangiare troppe schifezze. Capita a volte che la voglia di cibo sia troppo forte, e allora l’unica soluzione è sbirciare il tuo account Instagram in cerca di foto che siano abbastanza #foodporn.
Già, perché se c’è una cosa che il social delle foto ha insegnato a fare è apprezzare le immagini di cibo buono e godereccio: foto di panini super imbottiti giungono dagli account dei pub della zona, pizze dalle accoppiate assai improbabili sembrano improvvisamente la cosa più buona che tu possa assaggiare.
La verità è che ormai a guidarci verso nuovi posti da provare non sono più le recensioni su siti specializzati quali possono essere Trip Advisor o The Fork. Oggi, per scegliere se andare o meno in un locale, si cerca il suo account social.
Se è vero che il senso principale collegato al cibo è il gusto, è anche vero che l’occhio vuole la sua parte. Un piatto presentato bene diventa decisamente più appetitoso.
L’emozione del buon cibo
Ecco perché fare food marketing se si ha un’attività di ristorazione o più semplicemente vuoi far diventare la tua passione per la cucina in qualcosa di più concreto, è fondamentale.
È importante riuscire, anche solo attraverso qualche immagine, a raccontare la storia che c’è dietro l’attività che stai promuovendo. Ai clienti, oggi, non basta più che il cibo sia buono e il logo accattivante: vogliono conoscerti, sapere chi sei, sapere che cosa ti ha portato fino a lì, vedere la passione che ci hai messo.
La chiave per fare un’operazione di food marketing che funzioni davvero non sono le foto, ma è la passione e la voglia che si dimostra. Chi decide di dedicarsi al food marketing deve prima di tutto avere qualcosa da raccontare e poi trovare il modo di raccontarsi al meglio.
Food Marketing: 5 storie di successo
Per farti capire meglio di cosa stiamo parlando, abbiamo deciso di raccontarti 5 storie di persone (o attività) che ce l’hanno fatta e attraverso il food marketing sono riuscite a raccontare una storia che ha conquistato tantissimi clienti.
Puok Burger: non è gourmet è puok
La prima storia che abbiamo deciso di raccontarvi è squisitamente campana, più precisamente viene da Napoli. Stiamo parlando di Puok, la paninoteca d’asporto creata da Egidio Cerrone. La storia di Egidio inizia qualche anno prima dell’apertura del locale quando, data la sua passione per il cibo, decide di raccontare le sue avventure culinarie in un blog.
Egidio gira la Campania alla ricerca di sapori sempre nuovi, ma allo stesso tempo casalinghi, che lo riportino all’atmosfera che respirava da bambino, quando le nonne, con pochissimi ingredienti tradizionali, realizzavano piatti strepitosi.
I suoi racconti sono pregni di storia e tradizione napoletana, con quel pizzico di nostalgia che tanto conquista le nuove generazioni. Queste stesse atmosfere si respirano oggi quando si sceglie di mangiare uno dei suoi panini.
Tradizione innovazione e aria di famiglia hanno fatto di Puok Burger una delle realtà più instagrammabili di Napoli.
La pizza di Porzio: s’adda sape fa
Un’ altra storia di Food Marketing fatto bene, sempre proveniente da Napoli, ci porta invece nel mondo della pizza. Stiamo parlando di Enrico Porzio, il pizzaiolo più famoso di Tik Tok. I suoi video in cui mostra il procedimento delle pizze realizzate con una “cottura lenta, docile, mai aggressiva “, sono un modo molto intelligente di avvicinarsi ai clienti e creare un legame con loro.
Come dice Enrico, il food marketing è come la pizza: s’addà sape fa (devi saperlo fare).
Domino’s Pizza
Ci spostiamo oltre oceano per raccontarti la grande storia di Domino’s Pizza: la catena di pizzerie di fama mondiale era molto conosciuta per la qualità del suo servizio di food delivery ma le opinioni rispetto alla qualità del cibo erano piuttosto basse. Il CEO decide di creare un documentario dove si mostrasse la realizzazione delle pizze e i prodotti utilizzati per le stesse. Il brand ha guadagnato, da allora, quasi il 10% in più.
Chobani
Per chi ama il dolce, il feed perfetto da guardare per rifarsi gli occhi è sicuramente quello di Chobani, yogurteria made in USA che ha fatto del colore e della creatività un vero e proprio marchio di fabbrica. Colori decisi, foto perfette. Questo account fa amare lo yogurt proprio a tutti.
Foodscovery
Un network di piccoli produttori che presentano prodotti naturali e genuini e danno anche la possibilità di acquistarli.
È foodscovery, un vero e proprio mercato online che focalizza la propria attenzione sui piccoli produttori trasformandoli in quello che sono davvero: eroi del food!
E tu, sei pronto a rifarti gli occhi (e la bocca) c’on il food marketing?
Tiziana Troisi 02/02/2022 0
Google Shop: la ricerca al servizio degli e-commerce
Se hai mai acquistato un prodotto online cercandolo su Google ti sarai sicuramente accorto di come, appena digitato il nome del prodotto che cercavi, compaiano diversi annunci riguardanti quel prodotto. Questa carrellata di annunci, con differenti prezzi e descrizione del prodotto, fanno parte delle funzioni di Google Shopping.
Google Shop: cos’è e come funziona
Se non sai bene di cosa parliamo, non preoccuparti, te lo spieghiamo noi. Google shopping è un servizio pensato per chi utilizza da sempre gli e-commerce e ha bisogno di promuovere al meglio i propri prodotti. Oltre ad essere un vero e proprio shop dove poter comprare i prodotti a marchio Google, Google shop offre tantissimi vantaggi a chi è ancora inesperto della vendita online.
Immagina: devi comprare urgentemente un prodotto ma non ti va di spendere tanto, e quindi cerchi su internet l’offerta migliore. Dando uno sguardo ai risultati ottenuti dopo una ricerca su Google, la funzione Google shop permette di restituire risultati ordinati dal prezzo più basso a quello più alto.
Ecco una delle funzioni più importanti di Google Shop: offrire ai clienti e a chi fosse interessato a determinati prodotti un servizio veloce di comparazione di prezzo, dando la possibilità a chi decide di acquistare, di ponderare bene ogni possibilità.
I vantaggi più importanti di Google shop sono più evidenti se per un attimo si prova a cambiare punto di vista. Pensa ad un venditore alle prime armi che non ha assolutamente idea di come promuovere il suo nuovo prodotto.
Con il supporto di Google Shop un venditore può spingere i propri prodotti vedendoli finalmente spuntare nella prima pagina di ricerca.
Come succede questo? Come funziona il supporto che il servizio offre agli e-commerce. In realtà, i prodotti mostrati da Google nella striscia Shopping sono oggetto di veri e propri annunci creati dalla piattaforma.
Il funzionamento di Google Shop è abbastanza simile a quello degli annunci ad-words:
- Si crea un annuncio contenente tutte le caratteristiche del prodotto. Per la creazione dello stesso bisognerà rispettare regole molto stringenti.
- Il pagamento degli annunci sarà riscosso a campagna conclusa e verrà calcolato in base ai click ricevuti sull’annuncio. Il cost per click è invece calcolato in base al budget fissato per la campagna e ai giorni di esposizione dell’annuncio.
Come utilizzare i servizi Google Shop
Cosa serve per usufruire dei servizi di Google Shopping? A differenza della più generale pagina Adwords, l’utilizzo dei servizi Shopping risulta un po’ meno intuitivo, soprattutto per i neofiti: è possibile infatti integrare il proprio e-commerce, seguendo diversi passaggi. Vediamo insieme quali sono:
- Avere un account Gmail
- Registrarsi tramite questa mail su Merchant Center: si tratta di un database dove è possibile registrare i dati le caratteristiche e i prodotti del negozio che vorresti promuovere. Registrandosi su questa piattaforma potrai usufruire di tutti i servizi offerti per le aziende, non solo quelli dello shopping.
- Feed prodotti: si tratta di un documento in cui vengono elencati e descritti i prodotti presenti dello shop. Questo documento deve essere redatto con molta attenzione, seguendo le linee guida fornite da Google stesso, per fare in modo che l’annuncio sia fruttuoso.
I vantaggi
A differenza degli annunci Adwords l’indicizzazione degli annunci Google avviene proprio attraverso la descrizione dei prodotti presenti nello shop, non attraverso l’utilizzo di parole chiave.
Questo nuovo metodo di indicizzazione degli annunci può essere molto vantaggioso per chi decida di pubblicizzare attraverso Google i propri annunci, per motivi diversi:
- Maggior precisione. Indicizzando i prodotti attraverso la loro descrizione, i risultati della ricerca saranno molto più precisi.
- Ad una corrispondenza più precisa corrispondono dei lead più precisi e più fruttuosi: chi entra in un annuncio google lo fa con la sicurezza di trovare qualcosa di molto vicino a quello che stava cercando.
È proprio questa la grande potenza delle sponsorizzazioni Google: precisione, possibilità di integrazione altissima e fortissimi ritorni di investimento.
Anche se ad un primo utilizzo potrebbe sembrare un sistema più ostico, non è assolutamente così: molti sistemi per la gestione di e-commerce offrono la possibilità di creare autonomamente un feed prodotti per cominciare ad usufruire dei servizi google.
Se hai un prodotto da promuovere, non c’è altro da fare: scegliere la piattaforma giusta, carica i tuoi prodotti e affidati agli annunci Google Shop.
Tiziana Troisi 09/01/2022 0
Visual marketing: le immagini che vendono
Un detto molto diffuso ce lo ricorda benissimo: anche l’occhio vuole la sua parte: quando acquisti un prodotto o ancora più semplicemente quando navighi in rete, quello che ti colpisce di più sono le immagini.
Analizzando le interazioni tra persone che avvengono sui social, capiamo ancora meglio un aspetto molto importante delle nostre vite: l’essere umano ormai utilizza le immagini per comunicare: meme, gif, emoticon e tanti altri piccoli esempi sono il segno tangibile di quanto il modo di comunicare e relazionarci con gli altri sia cambiato: tutti preferiscono affidare le proprie sensazioni alla velocità di un meme, piuttosto che perdere il poco tempo che hanno nella scrittura di un messaggio-
Per rendere tutto ancora più chiaro e certo eccoti una spiegazione leggermente più scientifica: il nostro cervello è attivato a livello cognitivo dai colori e dalle immagini, più che dalle parole. Sono le immagini e i colori ad esse associati ad evocare emozioni.
Ecco perché comunicare con le immagini ad oggi è sempre la soluzione migliore per chi vuole dare nuova linfa al proprio brand.
Ormai il marketing classico non basta più a promuoversi nel modo migliore: nei post sponsorizzati c’è comunque una buona porzione di testo a cui difficilmente chi si trova davanti ad un post sponsorizzato presta attenzione.
Visual marketing: cos’è
Come catturare subito l’attenzione dei potenziali clienti? Se non hai più idee su come far crescere il tuo brand il segreto è affidarsi al visual marketing. Non lo conosci? Ti spieghiamo subito di cosa si tratta. È detto visual marketing tutta quel ramo del marketing che tratta le immagini e le utilizza per fare engagment e coinvolgere il suo pubblico.
I componenti
Fanno parte del visual marketing tutte quelle attività che hanno di fatto a che fare con l’immagine:
- Logo e font del brand
- Meme
- Immagini promozionali
- Video social
- Storytelling
Come abbiamo detto, uno dei primi strumenti di visual marketing è sicuramente il logo del tuo brand: quando nasce un nuovo brand, è importantissimo avere chiaro quali valori il brand vuole abbracciare e quali emozioni vuole trasmettere, cosi da dare alla marca la giusta identità visiva, che faccia capire subito da che parte il brand voglia stare. Per esempio, se si tratta di un brand per donne di una certa età, bisogna stare attenti a non utilizzare colori troppo accesi.
È importante, infatti, quando si decide l’identità visiva di un brand, tenere conto anche dei gusti tipici del target di riferimento.
Fare marketing con i meme
Veniamo alla parte più importante e più divertente quando si parla di visual marketing: i meme. Per chi non lo conosce, i meme non sono altro che immagini estrapolate da altri contesti, diventati talmente iconici da assumere un significato completamente autonomo nella community di appartenenza.
Per capire veramente un meme, quindi, è necessario conoscerne un minimo la storia e il contesto da cui questo stesso meme è stato generato. Per riuscire ad utilizzare i meme nella tua strategia di visual marketing è importante scegliere quello giusto. Dovrai scegliere un meme che la tua community di riferimento riconosca e comprenda.
In alternativa, soprattutto se si tratta di una community giovane, potresti fare in moda da stimolare le interazioni tra i tuoi clienti affezionati ed invitarli a creare un mene che rappresenti il brand. Esempio banale: potresti proprio lanciare un contest che invogli i tuoi followers a creare il meme migliore per rappresentare il brand.
. Visual marketing con lo storytelling
Inutile dire che anche le immagini promozionali giocano un ruolo fondamentale nella tua strategia di visual marketing: se sei stanco delle solite foto statiche potresti provare ad utilizzare i caroselli: una galleria di immagini che raccontino la storia del tuo brand. La caratteristica migliore dei caroselli è sicuramente quella di essere interattivi: per sapere come continua la storia raccontata nella prima immagine, chi guarda il carosello dovrà scrollare a destra con il dito.
A proposito di caroselli e storie, ecco un altro punto importantissimo: se vuoi raccontare il tuo brand attraverso le immagini devi avere una storia importante da raccontare. Crea una storia dietro al tuo brand: racconta come e perché è nato, racconta le emozioni che ci sono dietro. Fare storytelling è fondamentale: ai clienti più che i prodotti, interessa la storia che c’è dietro.
Mettici la faccia
E tu, quale storia vuoi raccontare? Qualsiasi sia la tua intenzione, ora come ora la cosa migliore da fare è restare autentici: non servono racconti di storie mirabolanti per fare successo. Basta mettere la faccia in quello che fai.
Tiziana Troisi 29/12/2021 0
Brand identity e brand image: definizioni e differenze
Quanto sei attratto dai brand che si presentano bene? Anche se non vogliamo ammetterlo, l’estetica gioca un ruolo molto importante nelle scelte di acquisto. Proprio per questo motivo, curare l’immagine di un brand è fondamentale. ogni brand deve decidere i valori da trasmettere e renderli visibili e tangibili nella brand identity.
Non sai cos’è la brand identity? Traducendo letteralmente dall’inglese, per brand identity si intende l’identità del brand. Questa identità del brand è creata dal brand stesso ed è fatta di vari aspetti che insieme delineano chi è il brand e dove vuole arrivare.
Brand identity: cos’è
Quali sono le componenti che formano, di fatto, una brand ideyntity?
Di solito, la brand identity è contenuta in un documento unico che raccoglie tutti gli utilizzi dei loghi e delle componenti vis ual del brand e le loro varie declinazioni sui social. La brand identity comprende quindi:
- Logo
- Colori e combinazioni degli stessi
- Valori aziendali
- Mission e vision
- Font
- Brand Mantra
Tutti questi aspetti formano la brand identity che è l’aspetto visivo del brand ma non solo: la braùnd identity riguarda anche i valori che il brand decide di abbracciare. La scelta di valori e visual identity deve rispecchiare quello che l’azienda vuole essere agli occhi dei competitor e soprattutto del target. Solitamente queste scelte sono fatte anche in funzione del target di riferimento. È proprio per strizzare l’occhio al target di riferimento che il brand sceglie determinate caratteristiche della sua identità. Per catturare l’attenzione del target si usano determinati colori o font: se per esempio un brand vuole fare colpo sui giovan8i adolescenti, userà colori più accessi e un font molto simile a quello dei social più frequentati
Quando si parla di brand identity, si parla di un’ idea di identità creata proprio dal brand, convinto forse che quegli accorgimenti bastino a dare a chi vede il brand dall’esterno la percezione desiderata. Ti spiego meglio: se un brand di cosmetici vuole fare colpo su un determinato target sceglierà un modo di comunicare che sia affine al suo target potenziale, essendo quasi sicuro di aver fatto centro.
La percezione di un brand, purtroppo o per fortuna, non passa solo attraverso la brand image decisa “a tavolino” dal brand stesso. Nell’epoca dei social poi, la percezione da parte degli utenti si canalizza spesso tutta in gruppi o piccole comunity.
Brand image: cos’è
Oggi, prima di comprare un prodotto chiunque cerca in rete opinioni sul prodotto stesso, per capire se vale davvero la pena acquistarlo. Quello che un brand deve davvero tenere in considerazione, oltre alla brand identity, è soprattutto la brand image.
Il termine brand image vuole racchiudere tutte quelle che possono essere considerate le percezioni esterne riguardo al brand stesso. In poche parole la brand image risponde in modo piuttosto diretto alla domanda: “Cosa pensano del mio prodotto?” Parte della brand image sono quindi le opinioni della community di riferimento. Ma non solo: la brand image di fatto è la percezione mentale che si ha del brand e dei valori che esso veicola. Per esempio, per molti anni il brand Xiaomi è stato vittima di una brand image negativa dovuta all’origine asiatica dei suoi prodotti. Nonostante l’obboettiva qualità del brand, questo veniva snobbato in favore di brand più blasonati.
Brand identity e brand image: differenze
Ora che sai che la brand identity non è una sola ma ha due facce, proviamo ad approfondirle insieme, illustrandoti le differenze principali tra brand image e brand identity:
- La brand identity può essere sempre decisa e controllata a priori: capita molto spesso anzi che alcuni brand decidano di cambiare la brand identity per migliorarsi. La brand image invece non può essere controllata proprio perché dipende da fattori esterni
- La brand image si fonda prima di tutto sulle emozioni e sulle percezioni soggettive, può quindi variare moltissimo da persona a persona. La brand identity si basa invece su qualcosa di tangibile, che non è interpretabile diversamente, a meno che nelle intenzioni del brand stesso non ci sia una volontaria ricerca di ambiguità.
- La brand image risulta purtroppo, a differenza dell’idemtity, più difficile da sondare e “quantificare”
Come conciliare queste due facce: spesso, brand image e brand identity non coincidono. Se dovesse succedere il contrario, vuol dire che il team marketing ha fatto un ottimo lavoro.
E tu, conoscevi queste definizioni? Diccelo.
Quanto sei attratto dai brand che si presentano bene? Anche se non vogliamo ammetterlo, l’estetica gioca un ruolo molto importante nelle scelte di acquisto. Proprio per questo motivo, curare l’immagine di un brand è fondamentale. ogni brand deve decidere i valori da trasmettere e renderli visibili e tangibili nella brand identity.
Non sai cos’è la brand identity? Traducendo letteralmente dall’inglese, per brand identity si intende l’identità del brand. Questa identità del brand è creata dal brand stesso ed è fatta di vari aspetti che insieme delineano chi è il brand e dove vuole arrivare.
Brand identity: cos’è
Quali sono le componenti che formano, di fatto, una brand ideyntity?
Di solito, la brand identity è contenuta in un documento unico che raccoglie tutti gli utilizzi dei loghi e delle componenti vis ual del brand e le loro varie declinazioni sui social. La brand identity comprende quindi:
- Logo
- Colori e combinazioni degli stessi
- Valori aziendali
- Mission e vision
- Font
- Brand Mantra
Tutti questi aspetti formano la brand identity che è l’aspetto visivo del brand ma non solo: la braùnd identity riguarda anche i valori che il brand decide di abbracciare. La scelta di valori e visual identity deve rispecchiare quello che l’azienda vuole essere agli occhi dei competitor e soprattutto del target. Solitamente queste scelte sono fatte anche in funzione del target di riferimento. È proprio per strizzare l’occhio al target di riferimento che il brand sceglie determinate caratteristiche della sua identità. Per catturare l’attenzione del target si usano determinati colori o font: se per esempio un brand vuole fare colpo sui giovan8i adolescenti, userà colori più accessi e un font molto simile a quello dei social più frequentati
Quando si parla di brand identity, si parla di un’ idea di identità creata proprio dal brand, convinto forse che quegli accorgimenti bastino a dare a chi vede il brand dall’esterno la percezione desiderata. Ti spiego meglio: se un brand di cosmetici vuole fare colpo su un determinato target sceglierà un modo di comunicare che sia affine al suo target potenziale, essendo quasi sicuro di aver fatto centro.
La percezione di un brand, purtroppo o per fortuna, non passa solo attraverso la brand image decisa “a tavolino” dal brand stesso. Nell’epoca dei social poi, la percezione da parte degli utenti si canalizza spesso tutta in gruppi o piccole comunity.
Brand image: cos’è
Oggi, prima di comprare un prodotto chiunque cerca in rete opinioni sul prodotto stesso, per capire se vale davvero la pena acquistarlo. Quello che un brand deve davvero tenere in considerazione, oltre alla brand identity, è soprattutto la brand image.
Il termine brand image vuole racchiudere tutte quelle che possono essere considerate le percezioni esterne riguardo al brand stesso. In poche parole la brand image risponde in modo piuttosto diretto alla domanda: “Cosa pensano del mio prodotto?” Parte della brand image sono quindi le opinioni della community di riferimento. Ma non solo: la brand image di fatto è la percezione mentale che si ha del brand e dei valori che esso veicola. Per esempio, per molti anni il brand Xiaomi è stato vittima di una brand image negativa dovuta all’origine asiatica dei suoi prodotti. Nonostante l’obboettiva qualità del brand, questo veniva snobbato in favore di brand più blasonati.
Brand identity e brand image: differenze
Ora che sai che la brand identity non è una sola ma ha due facce, proviamo ad approfondirle insieme, illustrandoti le differenze principali tra brand image e brand identity:
- La brand identity può essere sempre decisa e controllata a priori: capita molto spesso anzi che alcuni brand decidano di cambiare la brand identity per migliorarsi. La brand image invece non può essere controllata proprio perché dipende da fattori esterni
- La brand image si fonda prima di tutto sulle emozioni e sulle percezioni soggettive, può quindi variare moltissimo da persona a persona. La brand identity si basa invece su qualcosa di tangibile, che non è interpretabile diversamente, a meno che nelle intenzioni del brand stesso non ci sia una volontaria ricerca di ambiguità.
- La brand image risulta purtroppo, a differenza dell’idemtity, più difficile da sondare e “quantificare”
Come conciliare queste due facce: spesso, brand image e brand identity non coincidono. Se dovesse succedere il contrario, vuol dire che il team marketing ha fatto un ottimo lavoro.
E tu, conoscevi queste definizioni? Diccelo.