35 articoli nella categoria Novità dal web

Gabriella Avallone 07/02/2022 0

Le pubblicità di Sanremo 2022

La Settantaduesima edizione del Festival di Sanremo si è conclusa ma vediamo dal punto di vista di Marketing e Pubblicità cosa ha significato. L’appuntamento del Festival della canzone italiana è da sempre riconosciuto come uno degli eventi mediatici più rilevanti in Italia, tanto è vero che più volte è stato definito come il “Super Bowl” italiano. Si pensi che durante la trasmissione il picco di audience può salire a livelli inaspettati, come si registra quest’anno, pare infatti che a differenza degli ultimi anni, il Festival abbia riscontrato ancora più successo.

Proprio perché considerato uno dei più grandi eventi televisivi in Italia, il Festival di Sanremo è  anche un importante vetrina promozionale. Sole cinque ore di diretta TV al giorno per cinque giorni rendono gli spot che vanno in onda durante il programma i più visti dell’anno.

Gli spot pubblicitari di Sanremo 2022

Un’analisi svolta da Wired, grazie all’utilizzo dei dati forniti da Rai Pubblicità, concessionaria di pubblicità per la televisione pubblica, presenta anche le tariffe richieste dalla stessa Rai per poter acquistare uno spazio pubblicitario durante il Festival. Il costo ovviamente variava in base all’orario e al giorno e soprattutto in base alla durata e alla posizione privilegiata rispetto agli altri.

 

Iniziamo col dire che esistono diversi tipi di Spot pubblicitari:

  • Il Fuori Break: ovvero il primo spot che mostrano ai telespettatori in seguito all’annuncio da parte del presentatore che da la pubblicità. Può anche indicare l’ultimo prima della ripresa delle trasmissioni;
  • Bumper di rete: è lo spot che segue ed è rappresentato dal classico logo Rai;
  • Introbreak: va in onda ancora in seguito al bumper di rete ma prima dell’ultimo e mediamente rappresenta il più costoso.

 

Ma passiamo ai prezzi:

  • Il “billboard” ovvero il momento in cui si può ascoltare la formula “questo programma è stato presentato da” viene venduto alle aziende a poco meno di €27mila;
  • Le telepromozioni rappresentano spot di durata variabile dai 45 secondi al minuto ed il costo ammonta circa ben €406mila;

 

Generalmente il costo più alto delle pubblicità si riferisce agli orari di sabato dalle 22:05 alle 23:05.

L’AD di Rai, Gian Paolo Travaglia ha affermato che gli spazi disponibili per quest’anno erano tutti sold out, ci sono quindi tutti i presupposti per pensare che gli incassi abbiano superato i 38milioni con una media di quasi 8 milioni e mezzo di audience tra cui i più giovani.

Sanremo e Pubblicità

Sicuramente il “ringiovanimento” del pubblico è stato possibile grazie agli artisti giovani e più seguiti anche dal web e dalla possibilità di visionare il festival anche dalle piattaforme streaming. Lo share registrato comprende una fascia d’età che va da 15-19 e i 20-24 anni anche grazie alle pubblicità che andavano in onda sulle piattaforme come:

  • Netflix: ha proposto uno spot nel quale i personaggi più amati delle serie tv cantano Never Ending Story, colonna sonora del film La Storia Infinita e della serie tv Stranger Things.

 

  • Amazon Prime Video: ha scelto uno spot simile facendo cantare e reinterpretare la versione storica di “Nel blu dipinto di blu” da alcuni dei volti più noti del mondo dello spettacolo italiano, da Mara Maionchi, Carlo Verdone, Fedez molti comici e persino chef come Carlo Cracco.

 

  • Spotify: ha pubblicizzato in piattaforma la playlist del podcast di Sanremo 2022, il primo podcast originale di Spotify in Italia, tutto presentato tramite un contenuto più visual che cita i punti più salienti della serata.

 

Non si è di certo trattato di un’audience proveniente esclusivamente dalla TV, perché il Festival è stato riconosciuto come uno degli eventi più seguiti anche dal mondo social. Le interazioni generate nella settimana di Sanremo ammontano a 66.675 persone che hanno interagito tramite Facebook, 1.022.000 tweet, 106k di Post su Instagram, 598,7 milioni di visualizzazioni su Tik Tok, 2.5k video su Youtube e 429.697 like alla playlist di Sanremo su Spotify, rispetto ai 30.2 milioni del 2021.

Ma non tutti i tentativi di raccogliere consensi e visibilità sono necessariamente a pagamento, questa settimana infatti ha fornito un’opportunità per le aziende di attirare utenti attraverso il Real Time Marketing tramite social commentando insieme il Festival.

 

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Gabriella Avallone 29/12/2021 0

Il nuovo social P-ONE per mettere al centro l’utente

Viene definito un Social Power Network ed il suo obiettivo è porre l’utente sul piedistallo. Dare all’utente più considerazione sarebbe un modo per abbattere gli stereotipi e gli aspetti più superficiali della società con i quali ci imbattiamo troppo spesso sui social ai nostri giorni.

 

Questa esigenza sarebbe nata per rivoluzionare il modo in cui i social vengono utilizzati. Ultimamente si è infatti ancora più subissati di trend e pubblicità che influenzano le nostre scelte e non solo quelle di acquisto. Leggi anche “Prendersi una pausa da Instagram: ecco come”.

Il nuovo social P-ONE 

La sua descrizione sarebbe infatti quella di “una piattaforma in cui l’utente è al centro del progetto avendo un peso specifico nel decidere e influenzare prodotti e realtà di ogni tipo”.

 

A quanto pare questa nuova piattaforma, la P-ONE, tutta italiana, nasce dall’idea di due ragazzi e rappresenta un primo importante passo verso la “normalizzazione” dei social e verso una nuova concezione si se stessi.

Come funzionerà il nuovo social 

Non abbiamo visto l’anteprima ma ecco come dovrebbe funzionare la piattaforma. Sarebbe un vero e proprio network, all’interno del quale ogni utente potrà raggiungere il livello di visibilità che più desidera, semplicemente interagendo con ciò che gli piace.

Infatti quello che si vedrà all’interno del social sarà scelto interamente dall’utente. Ogni giorno gli verrà proposta una nuova challenge e solo i vincitori potranno scegliere le successive.

 

La piattaforma è creata in modo tale che ogni scelta converga nelle mani del singolo, al quale quindi viene attribuita l’importanza decisionale e quella di avere visibilità interagendo con ciò che più gli piace.

 

Nella Home saranno visibili anche i commenti di tutti gli altri utenti nel mondo alla suddetta challenge proposta e si potranno votare da una scala da 6 a 10, manifestando in questo modo il proprio consenso alla scelta.

È stato definiti da alcuni un social utente-centrico. Difatti il giudizio può essere espresso solo attraverso il sistema numerico consente di valutare le risposte degli altri utenti, alimentando spirito critico e un sano confronto.

I partecipanti delle challenge avranno così la possibilità di conoscere il parere di un range di utenti molto ampio su determinati temi che più gli interessano.

Ognuno potrà decidere se limitarsi a vedere il parere degli utenti da tutto il mondo o offrire il proprio punto di vista e mettersi quindi in discussione, confrontandosi con chi la pensa come lui su temi appartenenti alle stesse categorie.

 

Solo i più votati quindi i vincitori della challenge, secondo il parere degli altri utenti interessati a quelle tematiche, lanceranno il prossimo trend e sceglieranno la nuova sfida.

 

A quanto pare il social è già scaricabile e da Apple Store ha in breve tempo ottenuto una valutazione del 4,5 %. Lo scaricherai?

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Tiziana Troisi 21/12/2021 0

Marketing sociale: quando fare pubblicità fa del bene

Chi entra ora nel mondo del marketing, soprattutto in quello digitale, potrà essere portato a pensare che quella del marketing sia tutta una questione di numeri, metriche e risultati. Possiamo assicurarti che invece, la realtà è completamente diversa. Da sempre, e soprattutto adesso, il marketing è una disciplina che agisce prima di tutto sulla mente dei consumatori.

Anche se non sembra, il marketing ha molto in comune con la psicologia cognitiva e comportamentale: se ci pensi bene, molte delle scelte effettuate nel momento del lancio di un nuovo prodotto, hanno a che fare con la psicologia e la cognizione: la scelta del packaging e dei colori del prodotto, tutto è scelto in modo da stimolare la mente del consumatore e spingerla all’acquisto.

Cos’è il marketing sociale

Il marketing quindi, può agire in maniera positiva o negativa sui comportamenti delle persone. Partendo da questa asserzione, è nato il marketing sociale. Anche se forse non ne conoscevi la precisa definizione, questa disciplina esiste già da anni. Il marketing sociale è quella branca del marketing tradizionale che si pone l’obbiettivo di modificare le abitudini e i comportamenti scorretti del pubblico a cui la campagna è rivolta.

Sono un lampante esempio di marketing sociale le cosiddette pubblicità progresso che vediamo spesso in tv: si tratta spesso di brevi spot pubblicitari che invogliano i spettatori a smettere di avere comportamenti nocivi o sensibilizzano su determinati argomenti.

Ad affidarsi al marketing sociale sono per esempio le ong, le associazioni benefiche, che devono catturare l’attenzione del pubblico per ricevere donazioni per la propria causa.

È un fortissimo esempio di marketing sociale, per esempio, anche l’attivismo di Greta Thumberg: la giovane si è infatti fatta strumento di una propaganda in favore della sostenibilità. Il suo atteggiamento incarna in pieno quelli che sono i dettami del marketing sociale: costruire una comunicazione che spinga gli ascoltatori ad abbandonare le abitudini nocive per l’ambiente in favore di comportamenti decisamente più green.

Corporate social responsibility

Spesso anche le aziende si servono delle tecniche proprie del marketing sociale: lo fanno quando devono formare nuovi dipendenti, ma il momento in cui un’azienda utilizza maggiormente il marketing sociale è sicuramente quando deve cercare di rendere chiara la sua corporate social resposibility.

Non sai di cosa stiamo parlando? Te lo spieghiamo subito: oggi, le aziende, non possono e non devono semplicemente vendere un prodotto. Devono trasmettere messaggi chiari e soprattutto avere un comportamento etico su molti fronti.

Oggi i clienti guardano molto all’aspetto etico di un brand prima di acquistare un determinato prodotto: un’azienda che vuole davvero essere competitiva sul mercato deve fare attenzione a tante cose fino a pochi anni fa trascurate: prodotti naturali, riciclo, sostenibilità, sostegno ad associazioni benefiche.

Per dimostrare di avere a cuore la propria responsabilità sociale, le aziende devono dedicare a queste tematiche campagne pubblicitarie ad hoc per informare i clienti di eventuali iniziative in tal senso.

Per essere davvero coerente il brand deve oltre che informare spronare clienti e dipendenti a mettere in atto comportamenti etici. È in questa fase che i brand fanno ricorso al marketing sociale.

Marketing puro vs marketing sociale

Ora che ti abbiamo spiegato di che tipo di marketing si tratta, ci sembra doveroso fare alcune precisazioni. Pur trattandosi di marketing in entrambi i casi, tra il marketing sociale e quello puro ci sono delle sostanziali differenze, soprattutto in termini di risultati.

Il marketing puro è una disciplina irrimediabilmente legata alla matematica, che vive di metriche e misurazioni empiriche. I risultati di una campagna di marketing puro sono sempre misurabili, e sono il modo per valutare il successo o l’insuccesso di una campagna.

Nel caso di una campagna di marketing sociale, le cose sono leggermente più complicate: come abbiamo detto, il marketing sociale non riguarda la vendita di prodotti ma la promozione e lo sprono verso l’adozione di comportamenti eticamente pregevoli. Si può trattare dello smettere di fumare, dell’aiutare chi ne ha bisogno, del bere responsabilmente, del guidare con prudenza.

Capirai che trattandosi di modifiche del comportamento da parte di singoli individui, capirai che misurare i risultati sarà più complicato. In secondo luogo, trattandosi di argomenti piuttosto delicati, realizzare una campagna di marketing sociale richiede molto più tempo e attenzione.

Quali sono le campagne che ti sono piaciute di più? Diccelo nei commenti

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Tiziana Troisi 24/11/2021 0

Apple e privacy policy: ecco cosa è cambiato

Tutti odiamo le pubblicità sulle app o sui siti internet: sarà capitato sicuramente anche a te di essere interrotto nella navigazione da pubblicità più o meno invasive che ti costringono a interrompere la navigazione. Ormai anche i social, che dovrebbero essere quel luogo dove rilassarsi e staccare la spina, sono pieni di pubblicità.

Nel marketing però, non tutta la pubblicità viene per nuocere: è proprio la pubblicità che tanto odi che puoi usufruire dei servizi di un social network o di un qualsiasi sito a iscrizione gratuita.  In realtà, in rete  niente è davvero gratuito: mi dispiace distruggere la tua idea fiabesca di una rete aperta a tutti indistintamente, ma le cose non stanno esattamente cosi: se possiamo iscriverci a social network come facebook senza pagare, è proprio grazie alle pubblicità. Ti spiego meglio: tramite la registrazione ad un sito lo autorizziamo a diffondere ad aziende partner i nostri dati anagrafici. Attraverso questi dati le aziende possono tracciare e diffondere pubblicità create apposta per noi, utenti di quel social network.

Lo sappiamo, questa cosa ti da un po’ di noia: vorresti poter decidere quali tipo di dati trasmettere a tutte le app che utilizzi, in modo da controllare meglio la diffusione dei dati sensibili che ti riguardano e di conseguenza la tua privacy.

A proteggere i tuoi dati ci ha pensato Apple: con il nuovo protocollo privacy, l’azienda della mela permette ai suoi utenti di scegliere quale tipo di dati trasmettere a tutte le app utilizzate dallo smartphone.

Il nuovo protocollo privacy di Apple sembra voler premiare la fedeltà dei propri clienti, regalando loro la possibilità di scegliere come e quanto proteggersi. Questa scelta di proteggere la privacy dei propri clienti ha avuto però ripercussioni abbastanza gravi sugli accordi economici che l’azienda ha stretto in questi anni.

Apple e privacy policy: a cosa serve raccogliere dati?

Cosa è successo? Te lo spieghiamo subito: come abbiamo detto, la possibilità di scegliere quali dati trasmettere più nel dettaglio, limita di fatto la possibilità che le aziende hanno di creare nuovi lead, cioè legami con potenziali clienti.

Scendendo più nel dettaglio, ecco come funziona: tutte le aziende raccolgono in un database i dati di chi utilizzando le app partner acconsente alla trasmissione dei dati. Studiando quei dati, il team marketing seleziona secondo determinate caratteristiche demografiche il target di riferimento per il proprio prodotto e crea una pubblicità ad hoc per quel target. Quella pubblicità sarà poi mostrata sulle pagine social della persona target. Con procedimenti di questo tipo, basati di fatto, su dati reali acquisiti da database, le possibilità che l’azienda riesca a creare in questo modo legami che potranno poi trasformarsi in vere e proprie conversioni è piuttosto alta.

Va da sé che, nel momento in cui qualcuno decide di non lasciare che i propri dati vengano trasmessi, l’azienda partner di quel sito o di quella app perde una possibilità di legame, quindi, un potenziale cliente.

La scelta di Tim Cooks si è quindi rivelata sfavorevole per molte aziende partner che stanno subendo una perdita importante nei ricavi ottenuti da campagne marketing.

I social in perdita

Secondo gli ultimi dati registrati da Lotame, i social network più utilizzato a livello globale hanno registrato, grazie a questa inversione di rotta dal punto di vista della profilazione, perdite abbastanza importanti. Per fare un esempio, prendiamo i dati riguardanti Snapchat, il social dei minivideo antenato del più famoso Tik Tok. Da dicembre 2021 ad aprile 2021 il social ha registrato una perdita dei ricavi pari quasi al 12%

Più o meno la stessa cosa è capitata anche a Facebook e Instagram, i capisaldi del nuovo Metaverso fondato da Mark Zuckemberg: perdite di uguale entità possono però avere effetti diversi su aziende diverse. Mentre il Metaverso non sembra aver subito gravi conseguenze, riuscendo comunque a chiudere il proprio bilancio con un bel margine positivo, altri social si sono ritrovati braccati dalla chiusura attuata dagli utenti della mela, tanto da ripensare i propri investimenti, lasciando meno margine ai social network.

Questa scelta dettata forse dal politically correct rischia quindi di trasformare Apple in una realtà ancora più elitaria. I social ci penseranno bene prima di decidere di collaborare ancora con loro e con i loro utenti. Per capire quali ripercussioni a lungo termine non ci resta che aspettare i dati del prossimo anno. E voi, cosa ne pensate della scelta di Apple?

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Gabriella Avallone 02/11/2021 0

Le pubblicità più belle per Halloween 2021

 

Ogni anno avviene una sfida tra multinazionali a colpi di creatività per riuscire a lanciare la pubblicità più d’impatto sotto festività e ricorrenze.

 

Vediamo quali sono state le pubblicità più belle di Halloween 2021

Mc Donald’s:

Mc Donald’s decide di affilare i canini della sua porzione di patatine, senza dimenticare di aggiungere una goccia di ketchup sul finale. Tutto su sfondo nero, uno spot indubbiamente di impatto che rimanda all’immagine di un terrificante vampiro.

 

 

M&M’s:

M&M’s controbatte con l’immagine di un cioccolatino impaurito. Nella bio è possibile leggere “E poi… gli diedero l’uvetta!” sotto invece leggiamo come claim “Niente di più spaventoso di una casa senza M&M’s!”

 

 

Pepsi:

Pepsi per l’occasione gioca a provocare il suo competitor più diretto: Coca Cola. Vediamo in foto una lattina Pepsi che indossa il mantello Coca Coca con la scritta “Ti auguriamo un Halloween spaventoso”.

 

 

Oreo:

Oreo compone con i suoi biscotti arancione zucca creati per l’occasione le lunghe calze di una streghetta. Firmandosi infine con il suo logo modificato in occasione della ricorrenza.

 

 

Mini:

Anche Mini augura a tutti un buon Halloween con l’immagine di una wicked quindi malvaglia automobile che assume le sembianze di un diavoletto grazie ai fari rossi su sfondo scuro.

 

 

Ikea:

Ikea immortala l’ombra dello sgabello Bolmen, che sembra un vero mostriciattolo.

 

 

Burger King:

Burger King propone uno spaventoso clown con lo slogan “Come as a clown, eat like a king”

 

 

Heineken:

Quale potrebbe essere la cosa più spaventosa per un bevitore di Heineken? Vederne una bottiglia ghiacciata appena stappata, senza riuscire ad afferrarla, proprio come se quest’ultima fosse un fantasma. In quel caso sarebbe davvero “la notte più spaventosa dell’anno” ricordano come claim.

 

 

Absolut Vodka:

La bottiglia di Vodka Absolut si cinge di mistero sullo sfondo di una casa abbandonata, con una persona intrappolata al suo interno. In questo caso “Assoluto terrore”.

 

 

Pizza Hut:

Pizza Hut rende terrificante la mozzarella che fila dalla pizza.

 

 

Qual è stato lo spot più creativo e spaventoso per te? Faccelo sapere nei commenti!

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