73 articoli nella categoria Inside marketing
Gabriella Avallone 30/06/2021 0
I principi della Gestalt e il marketing
Soprattutto in questi periodo di sessioni estive, molti studenti di Comunicazione e Marketing saranno alle prese con i grandi “principi della Gestalt” gli studi per capire cosa riesce ad influenzare la percezione, per questo fondamentali in questo campo. La teoria della Gestalt infatti insegna a capire come percepiamo la realtà circostante.
Ma partiamo dall’inizio.
Che cos’è la Gestalt
La Gestalt è una scuola di psicologia Tedesca del XX secolo, che letteralmente, dal tedesco significa “psicologia della forma” o della “rappresentazione”. È incentrata sui temi della percezione e dell’esperienza. Questi studi continuarono poi negli Stati Uniti per diversi anni.
Gli studi e gli esperimenti che vennero fatti si focalizzavano sulla capacità dell’individuo di percepire la realtà. Nel marketing vengono ancora oggi sfruttati per incitare la capacità mentale e d’interpretazione di noi tutti.
Per semplificarlo è possibile ricorrere a delle immagini.
Le leggi della Gestalt:
- Legge della prossimità: per natura un essere umano tende a raggruppare elementi simili (gruppi coerenti) per far sì che abbiano una struttura e un ordine. Questo dimostra che la percezione di un oggetto non si limita ai singoli elementi che lo compongono ma è un’elaborazione dell’insieme.
- Legge della somiglianza: da questi studi infatti è emerso che il cervello umano tende a mettere in relazione oggetti simili tra loro in modo piuttosto automatico, li classifica perciò per forma, per colore e per dimensione. Più elementi vicini tra loro verranno percepiti come uno solo.
- Legge della chiusura: se vedi un cerchio semiaperto, è naturale che la nostra mente è portata a trovare i componenti mancanti dell’immagine e delle figure per ricondurle a rappresentazioni o forma che già conosce.
- Legge del Destino Comune: Inoltre la mente percepisce come “appartenenti allo stesso gruppo” elementi che sembrano muoversi nella stessa direzione.
- Legge della Figura/Sfondo: Persino con lo studio dei contrasti cromatici emergono diverse immagini. Per convenzione la prima che si nota è considerata una “figura” mentre l’altra “sfondo”.
- Legge della Percezione Multistabile: Elementi con caratteristiche affini quindi per forma, colore, dimensione, vengono percepiti come un’unità consolidata. Immagini aperte a più interpretazioni vengono percepite come due immagini differenti.
Proprio perché riguarda le immagini e la percezione che questa scuola di pensiero è molto importante in ambito aziendale. Non solo nel marketing ma anche nel design e nell’architettura. Nelle aree di Marketing e Comunicazioni viene applicata maggiormente, per l’ideazione di annunci pubblicitari, creazioni di immagini e loghi che possano coinvolgere ad aumentare la Brand Awareness.
Esempi iconici restano il logo del WWF o il design di Canon o di Coca Cola, che hanno studiato design per catturare l’immagine percettiva degli individui da più punti di vista.
Gabriella Avallone 23/06/2021 0
L’effetto Priming
Iniziamo spiegando che cos’è l’effetto priming:
Parliamo di effetto priming per indicare un effetto psicologico che si ha quando l’esposizione ad un determinato stimolo, definito per l’appunto “prime”, influenza la percezione di uno o più stimoli successivi.
Questo effetto è considerato un potente strumento di neuromarketing.
A nessuno piace pensare di non essere autonomi nelle scelte o di poter essere condizionati, ma chi può dire che un negozio non abbia potuto aumentare le vendite in shop grazie all’utilizzo della fragranza di Vaniglia, oppure grazie alla scelta di una musica piacevole di sottofondo che possa far restare i clienti più a lungo nel negozio. Nessuno ricorda di aver sentito questi stimoli, eppure tutti ne siamo stati inconsapevolmente vittime.
Ma facciamo un esempio
Può capitare di ricevere un primo stimolo che definiremo “A” e successivamente un secondo stimolo “B”, la reazione a questo ultimo stimolo sarà condizionata da “A”.
Sarebbe stato diverso se fossimo stati raggiunti soltanto dallo stimolo “B”.
Immaginiamo di sentire un suono ed a seguito di questo dover descrivere delle immagini. La percezione del suono influenzerà la descrizione delle immagini.
Se “A” ascolta musica triste e “B” musica più allegra, a seguire, guardando della immagini correlate a quei suoni, “A” darà una descrizione negativa, mentre “B” darà una visione più positiva.
Queste reazioni a catena possono essere innescate a seguito di diverse tipologie di stimoli come: testi, immagini, colori, suoni e video.
Vediamo alcuni esempi di facili correlazioni:
Di sicuro non avrai impiegato molto tempo ad indicare la lettera mancante. Perché lo stimolo visivo ti ha indotto a capire di cose si stava parlando. Nonostante avessi a disposizione le medesime lettere, lo stimolo visivo ti ha subito indotto a pensare a parole diverse.
E non solo, quando l’attivazione è generata da uno stimolo esterno, porta ad uno stato di innesco o di preattivazione (Priming Condition) dei concetti ad essa correlati.
Il Prime non fa altro che attivare le informazioni già presenti nel magazzino della memoria a lungo termine rendendole più velocemente accessibili.
Immaginando il nostro cervello come una struttura a rete sarà più facile immaginare come funzionano le associazioni e le connessioni, dette sinapsi. Quando uno stimolo prime si verifica, da il via alla diffusione dell’attivazione che va ad interessare tutti i nodi correlati.
Come può essere l’effetto priming:
- Priming Positivo e Negativo: quando lo stimolo velocizza l’elaborato dello stimolo target, come con la parola “fiore” si pensa subito al suo profumo, colore ecc.
- Priming Visuo-Percettivo: si basa sulla forma dello stimolo, che rimanda a meccanismi inconsapevoli di memoria che tengono traccia delle percezioni passate.
- Priming Semantico: si ha più velocità della risposta se gli stimoli sono correlati semanticamente.
- Priming Ripetuto: con una maggiore frequenza di esposizione allo stesso stimolo, come un logo o la costruzione di un personaggio, alla fine si finisce con il preferirlo ad altri. Questo vale con la musica, con la pubblicità, con i packaging ecc.
- Priming subliminale: può verificarsi quando il soggetto non riconosce il prime, perché gli stimoli vengono mostrati per un lasso di tempo così breve da non poter essere riconosciuti coscientemente. Come messaggi subliminali che possono influenzare i pensieri.
Studi sui messaggi subliminali come quelli nel 1957, condotti da Vance Packard, pubblicati in “I persuasori occulti”. Veniva riportato uno degli studi condotto in una sala cinematografica. Ad insaputa degli spettatori, tra i fotogrammi del film vennero inseriti messaggi come “Bevi Coca-Cola” o “Mangia Pop-Corn” per circa 0.3 millesimi di secondo con un intervallo di 5 minuti l’uno dall’altro, il tempo necessario per elaborare gli stimoli. I distributori fuori dalla sala riscontrarono un aumento significativo delle vendite quella sera.
Effetto priming nel marketing
L’effetto priming ampliamente utilizzato, soprattutto quando si parla di branding finalizzato alla costruzione della brand identity.
Se ti fermi a riflettere noterai che tutto quello che pensiamo dei brand è una percezione costruita nel tempo proprio sfruttando l’effetto priming. Un circolo virtuoso che stimoli che alimenta la percezione positiva del brand.
Tiziana Troisi 17/06/2021 0
Identità visiva e immagine coordinata: quanto è importante farsi riconoscere
Oggi l’immagine è tutto: attraverso i social siamo continuamente bombardati da immagini. Ci sono persone che hanno fatto della loro immagine un brand, come gli influencers. L’immagine è importante per tutti, è quello che rende riconoscibili le cose, le persone. La vista è il senso più importante, aiuta a farsi strada nel mondo ma non solo: è attraverso gli occhi che l’essere umano vede i colori, ed è attraverso quei colori prova determinate emozioni.
Ci hai mai pensato? Capita a tutti di emozionarsi davanti ad un’ immagine o un particolare paesaggio, sarà capitato anche a te. Questo perché, come abbiamo detto, sono proprio le immagini e i colori ad influenzare le emozioni umane.
In psicologia cognitiva, la branca della psicologia che studia la percezione, si è scoperto che colori diversi ed immagini diverse possono evocare emozioni di diversa entità.
Identità visiva: cos’è e quanto conta nel marketing
Ovviamente, da quando esiste, anche il marketing ha sfruttato queste dinamiche, realizzando attraverso le immagini e i colori dei veri e propri viaggi emotivi. Un tempo, quando i brand più famosi erano pochi e non c’era tanta concorrenza, tutto era più facile.
Oggi, invece, in un’epoca in cui potenzialmente tutto può essere un marchio, c’è bisogno di una sola, importantissima cosa: essere riconosciuti e riconoscibili. Ogni brand deve essere distinguibile da un altro, anche solo attraverso un piccolo dettaglio.
Di cosa è composta la brand identity
Come fare? Costruendo una buona identità visiva. Se non hai mai sentito questo termine, è ora di conoscerlo. Si definisce identità visiva tutto quello che caratterizza visivamente un marchio. Attenzione a non fare sempre il solito errore, quando parliamo di identità visiva non parliamo solo di logo. Lo studio di identità visiva di un brand comprende:
logo: un’immagine piccola e riconoscibile che faccia capire subito chi siete. Dietro una scelta che può sembrare apparentemente semplice, c’è uno studio che non immagineresti mai. Anche il design ha un ruolo fondamentale: anche il rapporto con le linee e le proporzioni di un logo, possono veicolare un messaggio. Attenzione ai dettagli.
Colori: ne abbiamo già parlato prima, ma vale la pena approfondire l’argomento per non permetterti di fare errori: dopo il logo, il colore è la cosa più importante di un brand. Pensa bene a quale messaggio vorresti trasmettere, o meglio, a come vorresti che si sentisse il cliente quando ha tra le mani un tuo prodotto.
Qualche consiglio: non usare colori freddi e scuri come il grigio: trasmettono emozioni negative
Font: che carattere ha il tuo brand? Giochi di parole a parte, anche il font con cui deciderai di scrivere il nome del tuo brand sarà fondamentale: dovrai tenere conto del target di riferimento, del tipo di prodotto, della provenienza del prodotto.
Pay off: una frase, ma spesso anche solo una parola. Qualcosa che entri subito nella testa del consumatore. Una frase che concentri al suo interno i valori attraverso u quali vuoi che il tuo brand venga ricordato. Se funzionerà, tutti ricorderanno il vostro prodotto.
Ecco quali sono gli aspetti più importanti per costruire una buona identità visiva. Sembrerebbe già tanto, ma non è finita qui. Non basta creare una buona identità visiva per fare si che un brand venga ricordato. Per creare un’identità visiva che sia davvero memorabile c’è bisogno di attenzione ai dettagli e sinergia
Cambiare ma non troppo: l’importanza dell’immagine coordinata e della sua gestione
Un’azienda, per poter essere ricordata, deve essere ovunque rimanendo sempre la stessa. Avere un’immagine coordinata che sia coerente e facilmente riconoscibile è fondamentale. Va bene essere presenti su tutti i social ma è sempre meglio farlo nel modo migliore. Affidati ad un esperto di design che sia capace di declinare al meglio la tua identità su ogni piattaforma.
Per garantire la buona riuscita di un’identità visiva, i grandi brand non si risparmiano dal creare un documento che riassuma coerentemente il corretto utilizzo e la declinazione della brand identity.
Quali sono i segreti perché un’identità visiva funzioni davvero:
· Coerenza: renditi riconoscibile senza mai perderti
· Continuità: anche se va bene apportare qualche piccola modifica, ricordati sempre di mantenere sempre fede alle cose fondamentali. Per esempio, per differenziare i vari account social, potresti cambiare il pay off.
Riassumendo: essere creativi conta, ma rimanere sempre presenti a sé stessi, agli occhi del cliente conta di più. Per altri utili consigli, segui il blog.
Tiziana Troisi 10/06/2021 0
Professione Marketing: quali sono i ruoli più ricercati
È un vero e proprio colpo di fulmine: quando vedi uno spot fatto bene te ne innamori subito e vorresti entrarci dentro, capire chi lo ha fatto, come è stato pensato, come è stato u. La stessa cosa ti capita con i post sui social: segui tantissimi brand, anche quelli di solito non compri, per capire quali saranno le prossime mosse sui social.
Ecco, i social: quelli ti piacciono tantissimo, ci passeresti ore intere. Guardi i contenuti degli altri per prendere ispirazione, ma vorresti creare qualcosa di tuo per esprimere finalmente a pieno la tua creatività.
Se ti ritrovi almeno un po’ in questa descrizione, abbiamo una notizia per te: dovresti lavorare nel marketing. È quello il luogo dove tutto si trasforma, dove le idee diventano finalmente realtà (se sono buone)
Marketing: viaggio tra numeri ed emozioni
Il marketing è una disciplina molto particolare per tantissimi motivi:
è in continuo mutamento: non basta studiare una volta la teoria per sentirsi preparati. Soprattutto con l’avvento dei social, le meccaniche del marketing possono cambiare da un momento all’altro, basta un aggiornamento a cambiare tutto.
è più umanistico di quanto tu possa pensare: è vero, il marketing online è fatto di metriche e dati, per lo più. Ma non bisogna dimenticare una cosa: il marketing fatto bene si basa soprattutto sulle emozioni. In una buona campagna non deve mancare mai quel lato emotional che conquisti subito l’attenzione del cliente.
Se vuoi davvero fare marketing, dovrai capire come funziona la mente umana e come suscitare in chi guarda le campagne pubblicitarie determinate emozioni. Ci sono colori che suscitano emozioni positive, altri invece che fanno sentire a disagio. E la stessa cosa vale per i font.
Insomma a questo punto dovresti aver capito che in questa disciplina nulla è come sembra. Se sei ancora più convinto di voler lavorare nel marketing, c’è solo una cosa che ti resta da fare: capire come funziona dall’interno.
Lavorare nel marketing: ecco le figure più ricercate
Cercando un po’ in rete hai trovato annunci di lavoro che non hanno fatto altro che confonderti le idee. Cercano una sola persona che debba ricoprire mille ruoli contemporaneamente. Te lo diciamo subito: non fidarti. Il marketing è, come abbiamo detto, un campo multidisciplinare che richiede un continuo lavoro di squadra tra varie figure. Non sai quali sono? Tranquillo, siamo qui apposta.
Ecco quali sono le figure più richieste nel campo del marketing (riferendoci principalmente al marketing digitale):
Sales e key account manager: due figure legate per lo più al marketing tradizionale, si occupano rispettivamente di gestire e monitorare le vendite e gestire i rapporti con i potenziali clienti
Brand/ product manager: è quello che ha in mano la cosa più importante in ogni campagna: il prodotto e il brand. Decide quale deve essere il volto di un’azienda all’esterno. È lui a decidere cosa vedranno i clienti.
E- commerce manager: una figura decisamente nuova, soprattutto nel nostro Paese, che con la pandemia ha visto la sua diffusione capillare. Le vendite online sono diventate l’unico modo per mandare avanti determinate attività. Ecco perché si è sentito il bisogno di una figura che aiutasse i meno esperti a gestire il proprio e-commerce: carico prodotti, descrizione dei prodotti stessi e gestione degli ordini online.
Digital strategist: se ti piacciono davvero i social, questo è il ruolo giusto per te. Informatissimo sulle ultime tendenze in ambito digitale, il digital strategist decide e coordina l’identità del brand in rete. Decide il tono di voce del brand, decide come gestire la presenza del brand sui social.
Copywriter: è il mago delle parole. Aiuta a descrivere alla perfezione un brand senza mai essere banale, catturando l’attenzione del cliente. Se ti piace scrivere e suscitare emozioni, è il ruolo che fa per te.
Web content manager: Ti sveliamo un segreto: oggi, se un brand non esiste sui social, non esiste. Ecco perché è necessario che ci sia qualcuno che gestisca i contenuti da postare sui social che parlano del brand e del prodotto. Se ti è sempre piaciuto raccontare storie, potrebbe essere il ruolo giusto
Seo Specialist: per far si che un sito venga visualizzato durante una ricerca su google, bisogna battere il suo algoritmo. Come fare? Lo sa solo lui, il seo specialist. Se hai una mente più strategica che fantasiosa, è il ruolo giusto.
Per altri consigli, continua a seguire il blog!
Paola Palmieri 25/05/2021 0
Marketing agroalimentare: la giusta strategia di comunicazione
Il mercato in generale e quello agroalimentare in particolare che indagheremo oggi più a fondo, complice un anno di grandi cambiamenti dovuti alla pandemia, si è trasformato. Come? Andando incontro a nuovi bisogni ed esigenze da parte del cliente. Le abitudini d’acquisto, infatti, sono profondamente cambiate e i clienti oltre a incrementare i loro acquisti on-line – rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente – cercano prodotti di qualità a km 0.
Oggi si ha più tempo per stare in casa, ai fornelli e assaporare i gusti della tradizione per questo è molto importante mettere a punto la strategia ideale per migliorare il tuo business, non restare indietro con i tempi e cogliere tutte le opportunità che il settore offre. Proviamo insieme a dare uno sguardo più da vicino al settore agroalimentare: di cosa si occupa nello specifico?
Cos’è il settore agroalimentare
Se in passato il settore agroalimentare era associato sostanzialmente a quello agricolo, con il tempo questo concetto si è ampliato notevolmente e in esso rientrano tutte le attività di produzione, trasformazione, distribuzione e consumo che riguardano i prodotti alimentari, bevande incluse.
Quindi non solo agricoltura ma anche pesca, allevamento e industria alimentare. Il trend di quest’ultimo anno, come abbiamo anticipato, ha cambiato volto alle aziende ridefinendone i confini e trasferendole da un piano fisico e territoriale ad uno più ampio: il digitale. Numerosi gli e-commerce che sono spuntati e che gestiscono distribuzione e vendita non solo a livello locale ma anche nazionale e internazionale. Numeri alla mano vediamo quanto vale il settore.
I numeri degli e-commerce del settore
Se nel 2019 – prestando fede ad una ricerca del Politecnico di Milano - gli acquisti hanno sfiorato circa i 32 miliardi di euro e il settore agroalimentare valeva circa 2 miliardi di euro. Questo vuol dire che l’agroalimentare aveva una fetta piuttosto golosa della torta: circa il 5% dell’intera domanda dell’e-commerce.
Il fiore all’occhiello del Made in Italy sta proprio qui, ecco perché è necessario puntare in alto e investire in precise strategie di marketing. Quali? Vediamole insieme.
Perché investire nel marketing agroalimentare
Una comunicazione efficace è il segreto del successo, anche in questo settore dove il marketing è a fare la differenza. Bisogna saper promuovere il prodotto e sfruttare le giuste leve con una strategia ben pianificata che punta a conquistare il cuore del consumatore finale.
Di lui interessa il livello di soddisfazione e diversi gli strumenti di cui è possibile avvalersi: siti, blog, social network e chat. Come muoversi in questo campo? Con un’analisi attenta del settore, dei numeri e della concorrenza valorizzando l’unicità del tuo prodotto e presentandolo al giusto prezzo.
Come aumentare visibilità dei prodotti
Prima di partire con la pianificazione della tua strategia di marketing devi avere chiaro in mente alcuni elementi:
• il budget a disposizione
• la tipologia di prodotto che offri
• il consumatore a cui intendi rivolgerti.
La risposta del consumatore, e gli acquisti che ne derivano, sarà la bussola che ci indicherà se e come proseguire su questa strada. Cerca di attirarlo con il packaging perfetto: anche l’occhio vuole la sua parte e può esaltare la bellezza di un prodotto facendocelo preferire ad un altro.
Cerca di promuovere il prodotto con tutti gli strumenti che hai a disposizione e in questo il web fa davvero la differenza. Gli acquisti si fanno soprattutto con lo smartphone, snellisci il processo di acquisto e invoglia a concludere un ordine con foto accattivanti e raccontando storie che descrivano il prodotto, esaltandone i punti di forza.
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