73 articoli dell'autore Tiziana Troisi

Tiziana Troisi 04/02/2021 0

Telegram: 3 consigli per il marketing

Lo sanno tutti: ormai la messaggistica istantanea è parte integrante della nostra vita. I messaggi sono un modo per sentirsi più vicini e comunicare, in modo informale ma anche in ambiti professionale.

L’evoluzione tecnologica ha permesso di fare delle applicazioni di messaggistica usi diversi e sempre nuovi rispetto a quello che era il loro scopo originale: non solo messaggi ma video e sticker un piccolo cloud dove salvare documenti e foto.

Potevano, i grandi brand, non imparare a sfruttare l’enorme potenziale di questi nuovi mezzi? Certo che no!

Telegram: nascita e diffusione

In particolare, l’app di messaggistica istantanea che più si presta all’utilizzo nel campo del marketing è Telegram.

Nata nel 2013 dai creatori del social network russo Vk, Telegram oggi conta quasi 500 milioni di utenti attivi e quasi 5.000 iscrizioni al giorno. Una platea grandissima e particolarmente succulenta per chi cerca di ampliare il proprio pubblico.

Telegram: il target

Parlando di pubblico, sorge spontanea una domanda: chi utilizza Telegram?

Trattandosi di una piattaforma molto diffusa, vale la pena soffermarsi un attimo ad analizzare qual è il pubblico che più la utilizza.

Come ogni app di messaggistica, Telegram è molto utilizzata dai millenials. Date alcune particolari funzioni, Telegram è utilizzata anche da un pubblico più adulto.

La particolarità di quest’app non riguarda propriamente il target raggiungibile. Su telegram, attraverso la creazione di gruppi e canali tematici, si riescono a creare tante piccole nicchie di pubblico interessate ad un determinato argomento.

Se volete un pubblico selezionato e fedele, sapete dove cercarlo.

Tre consigli per il marketing su Telegram

Ora veniamo al sodo: come detto, Telegram si presta benissimo ad essere utilizzato come mezzo per campagne di marketing innovative, personalizzate e coinvolgenti.

Ecco quali sono le 3 funzioni più interessanti di Telegram e come utilizzarle:

  • Bot: Si, telegram offre la possibilità di creare e utilizzare sistemi di chat automatizzate che possono aiutare moltissimo: per esempio, creando un bot che faccia al posto vostro le domande che vorreste fare ai vostri follower, potreste somministrare loro un sondaggio di opinione in pochi minuti. Per chi punta alla lead generation, niente paura: attraverso un bot è possibile anche compilare form e scaricare documenti
  • Gruppi: se il vostro obbiettivo è la brand awareness, creare dei gruppi di discussione su una tematica vicina al vostro prodotto, potrebbe essere una buona soluzionePer esempio, un brand di cosmetici potrebbe creare un gruppo dove si parli di beauty e proporre, indirettamente i propri prodotti. A differenza di altre app di messagistica, su Telegram non viene mostrato il numero di telefono. Dopo l’installazione, basta un nickname per rendersi rintracciabili. Anche i clienti più attenti alla loro sicurezza non avranno timore di aderire. Creare una community solida è fondamentale.
  • Canali: se l’idea di dover gestire un gruppo vi spaventa e sembra troppo impegnativo in termini di tempo, tranquilli. Oltre ai gruppi, Telegram ha pensato a creare un sistema che aiutasse anche chi è abituato a una comunicazione un tantino più formale. Vediamolo nel dettaglio.

I canali Telegram

Se la vostra comunicazione si svolge per lo più secondo la logica del one to many, quello che vi serve è un canale su TelegramUn canale funziona proprio come un gruppo tranne che per un piccolo particolare: a poter interagire e condividere contenuti è solo il proprietario. Gli iscritti fanno da pubblico silente. Viste le sue caratteristiche, un canale può essere perfetto per la condivisione di newsletter e aggiornamenti vari. Ma non solo: sui canali è possibile condividere sondaggi a risposta multipla.

Si può quindi sondare le opinioni del vostro pubblico o cercare di capire qual è l’orario più congeniale alla pubblicazione dei contenuti.

Questo tipo di utilizzo si presta, come detto, ad una comunicazione istituzionale. Giornali come Repubblica hanno fatto di questo metodo una risorsa per la creazione di un’informazione precisa ma non invasiva.

Se preferite un approccio più amichevole, c’è sempre la possibilità di lasciare che gli iscritti commentino i vostri post.

Ormai lo avete capito: Telegram non  è solo un’app per inviare messaggi. Anzi, può essere molto di più.

Se cercate altri consigli sul mondo del marketing digitale, continuate a seguirci sui social.  

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Tiziana Troisi 30/01/2021 0

Real time marketing: la pubblicità che diverte

I frequentatori dei social lo sanno bene: ci sono volte in cui determinati brand riescono a catturare l’attenzione del pubblico in modo strepitoso. Basta un’immagine, una frase, un meme fatto bene per diventare famosi sui social.

Dietro quello che può sembrare semplice divertimento, c’è molto di più. Il real time marketing è una strategia di comunicazione basata sull’azione repentina, in tempo reale, appunto. 

Fare real time marketing significa conoscere i trend topic del momento ed essere capaci di costruirci sopra qualcosa di ironico che possa valorizzare il brand stesso.

Si può trattare di notizie di gossip, di cronaca o di politica. Va bene tutto, a patto che sia un avvenimento di forte impatto.

Ad aiutare molto i social media manager a corto di idee vincenti c’è sempre il calendario: nelle giornate internazionali fioccano i post a tema. La chiave di un real time marketing che funzioni sta tutta nell’affinità: oltre a cogliere al volo l’opportunità di un commento a caldo, è fondamentale che la notizia di cui si parla sia in un certo senso vicina ai valori comunicati dal brand e agli interessi del target di riferimento. Conoscere e farsi riconoscere, significa vincere.

Con una buona strategia di real time marketing si aumenta facilmente la brand awareness: tutti quelli che non ti conoscevano, condividono i tuoi post e ridono insieme a te.

Sono tanti i brand che hanno fatto real time marketing la loro fortuna. Vediamo qualche esempio.

Real time marketing tra morte e ironia: Taffo

Se parliamo di real-time marketing non possiamo non citare una delle operazioni più riuscite degli ultimi anni: Taffo Funeral Service. Pur trattandosi di una categoria merceologica non troppo felice, questo brand è diventato famosissimo.

La forza di Taffo è stata proprio quella di giocare con un argomento tabù come la morte, sdoganandolo. Se prima questo argomento era sempre trattato con una certa formalità e riverenza, Taffo ci ha insegnato a giocarci, ammettendolo come parte della vita.

Il real time marketing di Taffo prende in giro negazionisti e no vax, si mette in competizione coi i brand concorrenti scatenando veri e propri dissing.

Riccardo Pirrone, SMM di Taffo, riesce a far sorridere e a riflettere insieme. L’esempio più calzante è sicuramente il post pubblicato durante le feste natalizie: “Natale con chi vuoi, Pasqua chissà se puoi”.  Un’intelligente esortazione al rispetto delle regole anti- contagio.

Durex: quando il marketing è prevenzione

Come Taffo anche altre aziende hanno fatto di questo tipo di marketing la loro forza. Un esempio positivo è rappresentato sicuramente da Durex: anche in questo caso quello che aiuta a vincere è lo sdoganamento di un argomento tabù come il sesso. Durex fa ironia intelligente, che fa divertire, ma contemporaneamente educa i8 suoi followers alla prevenzione e al sesso sicuro.

Perché non parlare, con un po’ di ironia, di qualcosa di cosi naturale? Durex lo fa e ci riesce bene, agganciandosi spesso, in maniera irriverente all’utilizzo dei dispositivi di protezione. Ecco qualche esempio:

Unieuro: vita di un social media manager

Quante volte guardando un post di un brand vi siete chiesti cosa ci sia dietro? Il real time marketing di Unieuro ha cercato di dare una risposta a questa domanda. Niente di troppo serio, sia chiaro. Ci è stato mostrato, attraverso una sfilza di commenti ad un post, tutto quello che passa nella testa di chi crea contenuti sui social.

Tanti piccoli momenti verità capaci di fare breccia anche nel cuore di chi non conosceva bene il franchising. Ammettetelo: vi è venuta voglia di cercare la pagina di Unieuro per capire di cosa stiamo parlando?

Dietro questo desiderio si nasconde il successo di una buona campagna di real time marketing.

Unieuro vs Taffo: il social media dissing

Spesso, le migliori campagne di marketing sono quelle di tipo comparativo: valorizzare i propri punti di forza rispetto a quelli della concorrenza aiuta i clienti a fare una scelta consapevole.

Solitamente campagne di questo tipo erano affidate al mezzo televisivo. Ora, proprio come i migliori dissing tra rapper, la discussione si è spostata sui social.

Il botta e risposta tra Taffo e Unieuro è un esempio di queste pratiche ed è riuscito in pieno nel suo intento.

“Facile vendere una lavatrice, provate a vendere una lapide”

Stiamo ancora ridendo.

Continuate a seguire Maketing e non solo per scoprire i segreti del marketing, quello fatto bene.

 

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Tiziana Troisi 23/01/2021 0

Twitch: fare marketing con il gaming

Se siete appassionati di videogiochi ricorderete sicuramente la bellezza dei pomeriggi trascorsi con gli amici impugnando joystick. Ogni gioco, anche il più banale, poteva diventare oggetto di un torneo all’ultimo sangue.

Oggi, anche il mondo dei videogiochi è sbarcato online. La piattaforma più famosa tra i gamers è sicuramente Twitch. Se non la conoscete, ecco qualche info in più.

Un po’ di storia

Nato da una sezione della tv streaming Justin nel lontano 2007 Twitch mostra da subito un fortissimo potenziale attrattivo. I visitatori di Justin.tv sono stregati da quel canale streaming interamente dedicato al gaming. Cosi tanto, da convincere i suoi fondatori a farlo diventare una piattaforma indipendente.

Nel 2011 Twitch tv sbarca sul web e dopo appena due anni batte il record di 45 milioni di utenti attivi. Un micromondo talmente potente da attrarre anche i colossi del mercato. È il 2014 quando Amazon decide di acquistare Twitch per appena mille milioni.

Qual è la forza di questa piattaforma e perché attira cosi tanto?

Twitch: ecco come funziona il colosso del gaming online

Veniamo al sodo: come funziona twitch? Su questa piattaforma di live streaming è possibile trasmettere video in diretta: c’è chi commenta i propri programmi preferiti, chi si dedica ad un semplice live chatting e chi lo utilizza da semplice osservatore.

Il traino maggiore di questa piattaforma è sicuramente rappresentato dal gaming: streamer professionisti, appassionati e casual gamers possono trasmettere in diretta partite e tornei o aiutare, attraverso in gameplay guidato, i colleghi giocatori a superare un punto particolarmente impegnativo.

Grazie a Twitch ogni gioco può diventare interattivo: sotto ogni video è possibile lasciare dei commenti che lo streamer legge in diretta e ai quali chiunque può rispondere.
 

Twitch: il paradiso dei millenial

Chi è il pubblico di Twitch? Secondo le stime della stessa piattaforma, la maggior parte degli utenti attivi è rappresentata dai millenials. Ragazzi giovani e meno giovani nati tra gli anni 80 e metà degli anni novanta. Quelli che si sono ritrovati catapultati in rete ma anche quelli che con la rete ci sono nati e prediligono le interazioni online. Sono proprio i millenials, con i loro botta e risposta, a rendere la comunity cosi viva.

Twitch e la tribal comunity

Proprio nel botta e risposta sta la forza di questa piattaforma: avere la possibilità di dialogare senza alcun tramite con il proprio streamer preferito abbatte definitivamente la distanza reverenziale tra fan e artista. Anzi, spesso per gioco, sono i follower a decidere cosa deve fare lo streamer in diretta.

Chi guarda video su twitch non è solo uno spettatore. I followers sono e si sentono parte di una comunity fortissima, quasi tribale. Chi segue uno streamer lo fa con passione, costanza e fiducia.  Chi vuole può anche contribuire alla vita di un canale abbonandosi tramite una sottoscrizione.  Una piccola cifra che aiuta gli streamer a realizzare migliori contenuti.

Fare marketing in game

Una comunity cosi solida non poteva non attrarre i grandi brand. Chi conosce bene il marketing sa che la fidelizzazione è alla base della riuscita di una buona campagna. Uno  streamer con tanti follower equivale a tanti nuovi utenti unici raggiunti.

Cosi, gli streamer sono diventati il tramite per nuove importantissime campagne di sponsorizzazione. Basta che loro mostrino un prodotto durante una live o avviino uno spot di pochi secondi  per assicurarsi la giusta reach.

Ninja: lo streamer da miliardi di dollari

Se c’è una storia che più di tutte può aiutare a capire quale sia la portata pubblicitaria del mondo del gaming è sicuramente quella di Ninja, al secolo Richard Blevis.

La sua carriera comincia con il successo nei team competitivi di Halo 3. Il gioco che lo ha consacrato è sicuramente Fortnite. Grazie a questo famosissimo sparatutto, oggi Ninja è il videogiocatore under trenta tra i più famosi del mondo

I suoi sedici milioni e mezzo di followers hanno spinto i più grandi brand a sceglierlo come ambassador. Non solo videogame: a scegliere Ninja sono soprattutto sponsor non endemici che poco centrano con questo mondo.

Redbull, Uber e il più recente Adidas, hanno scelto il giovane come principale fonte pubblicitaria, alcuni stipulando addirittura contratti di esclusiva.

Scelte ragionate, segno che investire nel mondo videoludico sia la cosa migliore da fare.  Oggi, chi gioca (tanto) conta.

 

 Se volete essere sempre aggiornati sulle ultime tendenze del marketing continuate a seguire le nostre pagine social.   

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Tiziana Troisi 15/01/2021 0

Piano editoriale: come realizzare un piano di comunicazione per il web

Ormai lo sanno anche i muri: un brand competitivo non ha solo bisogno di un buon prodotto ma anche e soprattutto una buona comunicazione.

Quando pensiamo al marketing e più in generale alla pubblicità ci viene spesso in mente il prodotto finito: uno spot con  un  jingle che ci entra subito in testa, un post sui social che diventa subito virale.

Se stai leggendo questo articolo però, la domanda a cui cerchi una risposta è un’altra: cosa c’è dietro una buona campagna di comunicazione? Te lo spiego subito. Il lancio di una campagna di comunicazione è solo l’ultima fase di un processo molto lungo

Piano di comunicazione: la fase strategica 

Prima della fase cosiddetta operativa, che prevede la creazione e divulgazione dei contenuti, c’è sempre una fase strategica.

Si chiama fase strategica la fase in cui gli addetti ai lavori, i responsabili della comunicazione di un brand, raccolgono e analizzano i dati utili alla creazione di una buona brand image.

Un piano di comunicazione ben fatto dunque deve chiarire in modo efficace ed efficiente tutti i dettagli che aiutano nella redazione di una buona  campagna.

Ecco cosa deve contenere

  • analisi swot (punti di forza e di debolezza del brand)
  • analisi del posizionamento rispetto ai brand concorrenti
  • analisi del pubblico
  • segmentazione e selezione del target di riferimento

Prima di lanciare un prodotto infatti è necessario analizzare con obiettività il contesto commerciale in cui questo viene lanciato, cercando di puntare alla soddisfazione di un bisogno che altri brand hanno messo da parte.

Riconoscere i propri punti di debolezza può diventare un forte vantaggio: fare ironia nel modo giusto può aiutare a creare il giusto hype per diventare virali sui social.

Viralità a parte, c’è un’altra importantissima decisione da prendere: a chi vuoi  rivolgerti? Come vedremo più avanti, decidere il target di riferimento è fondamentale per una buona comunicazione.

Capire a chi vuoi rivolgerti ti aiuterà a decidere come parlare al tuo pubblico e i luoghi (virtuali e non) in cui provare ad avviare una conversazione attiva riguardo al tuo prodotto.

Cosa intendo per conversazione? Lo spiego nel prossimo paragrafo.

Piano di comunicazione: cosa cambia con il web 3.0 

Con l’avvento del web 3.0 e dei social network, in cui i consumatori sono diventati anche produttori di contenuti, è cambiato anche il modo di fare marketing.

Fino a qualche anno fa, la fase operativa di un piano di comunicazione era costituita prevalentemente da attività promozionali affidate alla televisione, agli store o ad eventi di promozione. Solo una piccola parte delle risorse veniva invece impiegata per realizzare attività di promozione sul web

Oggi invece avere una buona presenza sul web è fondamentale. Una comunicazione online precisa e curata scatena un effetto di passaparola.

Una buona conversazione sul tuo prodotto in rete (post, tag, commenti, interazioni e recensioni positive) può essere il segreto per conquistare un pubblico fedele

Ecco perché un buon piano di comunicazione deve prevedere la redazione di un dettagliato piano editoriale.

Che cos’è il piano editoriale? Si tratta di un vero e proprio programma  di comunicazione dedicato esclusivamente ai contenuti.

Un piano editoriale ben fatto deve comprendere decisioni riguardo:

Il tipo di contenuti da veicolare (meme, video, post etc)

I canali più affini al tuo  target di riferimento (se per esempio il tuo prodotto è più affine alla generazione Z è meglio utilizzare piattaforme giovani come Tik Tok o Twitch)

Core content: scegli le parole chiave con cui vuoi raccontato. Magari un brand mantra efficace, che può aiutarti ad essere identificato subito (come Think Different per apple)

Tone of voice e brand storytelling: come vuoi raccontare di te? Come vuoi raccontarlo? Vuoi sembrare amichevole e giocoso o preferisci mantenere un tono professionale ed istituzionale?

Eventuali collaborazioni di influencer marketing ( cerca di selezionare creator i cui contenuti siano affini al tuo storytelling)

Tempi e modi di rilascio dei contenuti: quanto vuoi pubblicare? A che ora?

Una volta prese queste decisioni il tuo piano editoriale sarà pronto e potrai redigere un calendario editoriale per distribuire al meglio i contenuti creati.

Se questo articolo ti è stato utile e vuoi scoprire di più sul marketing continua a seguire Marketing e non solo!

 

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Tiziana Troisi 08/01/2021 0

Posizionamento della marca

 In un’attività di branding la prima cosa da fare è capire come differenziare la propria offerta e la propria azienda.Il posizionamento della marca è proprio il processo di differenziazione del brand. Ottenuto attraverso una attività di studio e analisi, il posizionamento viene trasmesso attraverso una opportuna comunicazione. Prima di sapere come posizionarsi sul mercato di riferimento è bene analizzare i propri competitors per capire dove collocarsi.

Come fare brand positioning

Solo sapendo individuare esattamente la propria identità è possibile anche costituire un coerente marketing mix. Come può il cliente carpire i valori e le peculiarità di un’azienda? È assolutamente necessario che il consumatore percepisca in maniera diversa e rilevante il marchio rispetto alla moltitudine dei competitor.

Si tratta quindi di un passaggio fondamentale che è alla base del marketing stesso, senza diversificazione infatti non può esserci nessuna strategia di vendita. Cos’è il marketing se non un modo per distinguersi sul mercato?

L’analisi del target è decisiva in questa fase e lo è anche quello dello status della concorrenza. Solo in questo modo è possibile sapere come si è posizionati e, eventualmente, riposizionarsi.

Non è detto che infatti il posizionamento sperato si raggiunga né è detto che debba rimanere fisso nel tempo.

 

La teoria del posizionamento della marca

 

A teorizzare il concetto di posizionamento è stato Jack Trout nel 1969 che ha spiegato come funziona la mente del consumatore e, di conseguenza, l’importanza del brand positioning.

 

Secondo Jack Trout l’uomo, sottoposto ad una incredibile mole di informazioni ha la necessità di semplificare le informazioni. Per farlo effettua delle semplificazioni e tende ad accomunare dati simili fra loro. Questo vuol dire che molte notizie vengono scartate e solo un elemento chiaramente distintivo  può fare sì che questo meccanismo mentale venga scardinato.

 

Ecco perché, dice Trout, il brand deve avere una chiara identità rispetto agli altri competitors. È il posizionamento a determinare un’immagine nella mente del target. In questo modo, il potenziale cliente potrà associare dei valori a un prodotto, un brand, un’organizzazione.

 

Potrà quindi anche individuare più facilmente ciò che corrisponde ai propri bisogni.

 

Come fare brand positioning

 

Per fare brand positioning è necessario compiere alcuni passi fondamentali che permettono di arrivare a posizionarsi sul mercato:

-  Creare una reputazione

 

·         - Mettere in campo azioni di comunicazione

 

·        -  Riferirsi ad un target specifico

 

·         - Verificare il modello di business, il piano di vendita e il ROI (Return on investment).

 

·        -  Avere un feedback sulla strategia e potenziarla.

 

È infatti necessario che il brand individui i suoi tratti distintivi e sappia comunicarli in modo da raggiungere anche un buon livello di brand awareness.

 

È poi l’aggancio al suo target di riferimento che permette di individuare le che potrebbero effettivamente giungere ad una conversione.

 

Questa fase va a creare una nuova reputazione, grazie alla soddisfazione o meno del prodotto acquistato. Va da sé che sia poi necessario monitorare il successo della strategia attraverso verifiche e feedback.

 

I valori del marchio

 

A determinare il posizionamento di un brand sono certamente i valori del brand e la sua vision. Ispirati dal prodotto e dal target di riferimento, questi elementi risultano decisivi rispetto alla collocazione del marchio.

 

In termini semiotici possiamo dire che l’azienda può collocarsi su un piano più funzionale evidenziando aspetti distintivi legati alle prestazioni del prodotto o al suo vantaggio economico.

 

Può decidere invece di puntare tutto sull’intangibile e dunque sui suoi valori e sull’aspetto ludico. Per fare un esempio, Taffo e la sua strategia social lo distinguono dai competitors per l’aspetto ironico e simpatico.

 

Diversamente un capo firmato Gucci non si acquista solo per coprire il corpo ma per aderire ad uno status e abbracciare la filosofia del brand e tutto il suo sistema di valori.

 

E tu? Che posizionamento hai? Scrivicelo nei commenti!

 

 

 

 

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Tiziana Troisi 08/01/2021 0

Cos’è il Cloud marketing

Ormai tutte le aziende hanno adottato dei sistemi e dei servizi basati sul cloud. Ancora di più la crescente digitalizzazione dell’ultimo periodo sta portando il clouding a livelli importanti. Lo smart working necessita ovviamente di una condivisione dei dati e dei materiali, cosa che l’archiviazione digitale consente.

Non solo, il Cloud riesce a velocizzare tantissime attività e creare tantissime nuove opportunità di crescita e innovazione, soprattutto nell’ambito del marketing dove la raccolta dati è una risorsa davvero preziosa.

Marketing Cloud cos’è

Il Cloud marketing è una strategia basata su una piattaforma che mette a disposizione diversi strumenti, che hanno lo scopo di gestire in modo produttivo l’interazione fra il brand e i clienti potenziali o già acquisiti.

Questo nuovo strumento permette di implementare strategie di marketing automation. L’azienda potrà così mettersi in contatto con l’utente non solo tempestivamente ma anche utilizzando il canale che ritiene più appropriato:  SMS, email, social, ecc. e aumentare così l’acquisizione di clienti e vendite.

Non solo, grazie all’Intelligenza Artificiale si possono ottimizzare le campagne di marketing sfruttando il machine learning. Riusciremmo cosi a fare previsioni sui comportamenti dei clienti e personalizzare i messaggi pubblicitari.

C’è uno stretto rapporto tra l’evoluzione tecnologica e il marketing. Spesso nuovi strumenti digitali hanno influenzato le strategie di vendita. Pensiamo al proximity marketing e al Bluetooth. A maggior ragione oggi che le aziende elaborano ogni giorno una grande quantità di dati, il Cloud sta diventando lo strumento di connessione maggiore con i clienti. Ecco perché per promuovere un brand o creare fidelizzazione si fa spesso ricorso ai cloud.

Perché fare cloud marketing?

I motivi per cui fare cloud marketing sono diversi ed in parte li abbiamo già elencati. Intanto, installare una piattaforma CRM basata sulla tecnologia cloud è molto più semplice delle vecchie soluzioni sin cui adottate. Ogni attività promozionale, per esempio, può essere eseguita entro pochi minuti dall'avvio del sistema. Il Cloud, insomma, assicura una immediatezza che nel marketing contemporaneo è fondamentale.

Inoltre, questa soluzione è vantaggiosa economicamente. Molti provider prevedono una formula pay-per-use (subscription-based) e consentendo ai loro clienti di pagare solo per i servizi che utilizzano e le transazioni che effettuano. Il Cloud, inoltre, non prevede la manutenzione abbattendo così drasticamente i costi operativi.

Grazie al Cloud Computing, inoltre, viene drasticamente limitata la perdita di dati fisici. Si tratta infatti di un sistema assolutamente protetto, con i più alti standard di sicurezza Non solo, i provider tecnologici di cloud assicurano ai clienti marketing l’elaborazione efficace dei dati sensibili e un accesso immediato a queste informazioni in qualsiasi momento e ovunque si trovino.

Aggiungiamo a questi vantaggi il fatto di poter gestire i big data, personalizzare l'offerta (come già accennato) e la possibilità di incrementare il loyalty management coinvolgendo più canali per risultati di business migliori nel breve periodo.

CRM e Cloud marketing

Per CRM si intende il Customer relationship management. Attraverso piattaforme digitali di gestione del rapporto con il cliente l’azienda è in grado di acquisire, gestire, memorizzare e suddividere dati relativi ai loro clienti e alle vendite, chiuse o mancate.

Questo strumento importantissimo permette, quindi, di avere un diretto e continuativo rapporto con il consumatore. In questo modo è possibile analizzare in maniera più precisa il comportamento dell’utente e immaginarne i comportamenti.

A differenza del CRM, con il cloud marketing è possibile automatizzare alcune attività che vengono replicate nel tempo. Parliamo di seguire il comportamento di chi visita il sito web, creare mail e form dinamici, gestire campagne ed effettuare un’attività di reportistica.

Una non esclude l’altra, anzi il connubio tra Cloud Marketing e CRM è la condizione ideale per una ottimizzazione de i flussi aziendali. Non solo, ne uscirà rafforzato e potenziato anche il rapporto con il cliente, con il risultato che egli sarà maggiormente fidelizzato.

Si sentirà coccolato, ascoltato e assecondato nei suoi bisogni ma soprattutto sentirà di avere un rapporto diretto con il brand che coglierà anche le sue eventuali istanze.

Cloud marketing cosa può fare la tecnologia?

L’AI, il machine learning e il cloud computing sono l’esempio tangibile di come le evoluzioni tecnologiche abbiano cambiato il volto del marketing.

Non solo ne hanno ampliato le opportunità ma l’hanno reso anche più “umano”, offrendo la possibilità di avvicinarsi sempre più al cliente per coglierne quasi i “pensieri”.

Come non rimanere indietro? Aprendosi ai nuovi strumenti del digitale per avere l’opportunità irripetibile di vivere la rivoluzione del marketing contemporaneo. La figura del consulente è in questo caso di fondamentale importanza.

 

 

 

 

 

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Tiziana Troisi 17/12/2020 0

Pull or Push?

Questo è l’antico dilemma che ci troviamo innanzi ad una porta. Per entrare o uscire, devo spingere o tirare?

 Lo stesso principio possiamo applicarlo al marketing. Esistono infatti due tipi di strategie completamente opposte: il marketing push e il marketing pull.

Possiamo definire la strategia push alla stregua del marketing tradizionale. Si tratta di un’azione unidirezionale in cui l’azienda spinge il prodotto verso il cliente.

il pull marketing, per contro, è più orientata al cliente con il quale si instaura una relazione reciproca di scambio. I social media marketing e il content marketing ne sono un esmepio.

Outbound marketing

La differenza tra i due modus di vendita si basa anche sulla organizzazione del percorso di acquisto. Nel caso dell’outbound marketing (o push) la promozione del prodotto/servizio avviene per tramite di rivenditori e commerciali.

L’obiettivo è accorciare le distanze tra promozione ed acquisto. Lo si può fare attraverso modalità diverse. Partiamo dalle promozioni fieristiche, al packaging accattivante passando per le promozioni, i coupon e gli sconti.

Il marketing tradizionale è spesso sinonimo di marketing push. La comunicazione unidirezionale che la caratterizza favorisce i risultati immediati.

Il messaggio di vendita è particolarmente aggressivo allo scopo di  creare una domanda immediata da parte dei clienti.

Content marketing e inbound marketing

Il pull marketing è orientato alla costruzione di una relazione. Lo scopo è quello di creare una comunità introno al marchio caratterizzata da un certo grado di fidelizzazione.

Seppure questo richieda più tempo, il risultato ottenuto è nettamente più duraturo. Conosciuto anche come inbound marketing, questa strategia si inserisce laddove il suo target è già presente e svolge le sue relazioni, come i social network.

Il content marketing è un altro tipo di strategia pull che utilizza il contenuto come calamita per il cliente. Si fornisce a lui la risposta ai suoi quesiti, si offre intrattenimento e, solo successivamente, verrà esplicitata l’azione di vendita.

In maniera dissimulata infatti si inserirà la CTA, ovvero l’invito all’acquisto o alla prova di un prodotto/servizio. 

Come mettere in campo una strategia di pull marketing? Innanzitutto attraverso il posizionamento che è basato proprio sulle ricerche del cliente.

Poi con il content marketing, pensiamo al blogging o ai video, i podcast o gli ebook. Per ultimo, ma non per importanza, attraverso il social media marketing.

Sicuramente questo tipo di approccio trova il suo humus nel web marketing e in tutto il mondo di internet.  

Push or pull? Una cosa non esclude l’altra

Non è necessario scegliere, se è questo quello che ti stai chiedendo. Le due strategie possono andare di pari passo.

Non è necessario rinunciare a partecipare alle fiere oppure licenziare il proprio commerciale. Il marketing mix sei tu a deciderlo.

Sicuramente conviene testare vari canali per capire quale sia il più proficuo.  Sicuramente, le pubblicità televisiva ha ancora il suo valore ma questo non deve precludere dall’avere il ricorso ad una adeguata comunicazione sui social.

Se la tua azienda è una strat up il push ti permetterà di farti conoscere in maniera più immediata. Raggiungerai così un pubblico più vasto per cui si tratta, sicuramente di una buona strada per la tua brand awareness.

Purtuttavia il contatto instaurato deve consolidarsi nel tempo e può farlo solo attraverso tecniche di pull marketing che colgano gli interessi dell’utente e lo coinvolgano quotidianamente.

Studio del target, approfondita conoscenza del mercato di riferimento, fantasia e creatività sono alla base di un ottimo marketing mix. Riuscirai così ad interfacciarti con il tuo buyer persona e non solo per vendergli qualcosa!

 

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Tiziana Troisi 11/12/2020 0

Strategie di vendita nel periodo natalizio

 

Ci si avvicina al Natale e ormai l’aria di festa si respira in tutte le strade dello shopping. Il marketing natalizio può promuovere la vendita sia on line che in store. Vediamo come mettere in campo delle strategie di vendita che possano aiutare le aziende in questo periodo dell’anno.

Si tratta, infatti, del periodo dove, in assoluto, le persone sono più disposte a vendere. Come intercettarle? E soprattutto come convincerle all’acquisto? Il primo passo come ben si sa è sempre quello di conoscere a sufficienza il proprio target, o buyer persona. Solo così possiamo essere certi di comunicare un messaggio per lui attraente.

Ma torniamo al punto. Come è possibile spingere gli acquisti natalizi? Vediamo alcune strategie di marketing in negozio e on line.

Marketing natalizio in store

Prima di parlare di marketing natalizio in store non possiamo non citare l’esperienza di acquisto. Con questa espressione ci si riferisce all’insieme di tutte le interazioni (modi, tempi, luoghi, ecc.) che un cliente ha con le aziende e i brand.

Quando si entra in un negozio, ad esempio, è molto importante creare un percorso di acquisto che sia utile al venditore ma anche gradevole per il cliente.

A Natale questo aspetto va curato particolarmente. Quella che viene detta, non a caso, “l’atmosfera natalizia” deve percepirsi dal primo momento in cui si varca la porta dello store.

Non pensiamo solo a luci e colori come il rosso e l’oro ma anche a melodie familiari, ad ambienti caldi e a profumi. Il Natale ha delle essenze ben specifiche che sono quelle degli agrumi e della cannella, dei chiodi di garofano e dell’abete.

È importante che l’esperienza di visita in store sia quanto più possibile immersiva che coinvolga, cioè, tutti i sensi. Dal punto di vista visivo è bene non esagerare ricordando di dare sempre risalto e valore alla merce in vendita e non agli addobbi.

Vantaggi competitivi e plus natalizi

Quando parliamo di vantaggio competitivo dobbiamo immaginare ad un valore aggiunto che è possibile riservare ai clienti. Quale? Le idee possono essere diverse:

  • La spedizione gratuita del regalo fino a destinazione,
  • Una scatola contenitore particolarmente accurata
  • Uno sconto sul prossimo acquisto
  • Un anticipo riservato sui saldi
  • Un servizio di personalizzazione dei biglietti d’auguri

E molto altro ancora. Infine, rispetto a quello che è il marketing natalizio in store possiamo aggiungere l’assistenza. In questo caso non facciamo tanto riferimento alla consulenza dell’addetto alla vendita quanto ad una selezione a monte.

Predefinire alcuni pacchetti regalo con varie fasce di prezzo, semplifica l’acquisto e guida ad una scelta informata e consapevole che è, in qualche modo, anche tailor made e quindi adattabile alle diverse esigenze, anche economiche.

Marketing natalizio on line

Anche on line è possibile ricreare l’atmosfera natalizia, a partire dal sito web. Che si tratti di un sito vetrina o di un e-commerce, anche il sito internet può essere addobbato a festa con grafiche natalizie.

Non solo, sull’e-commerce è possibile lanciare promo dedicate al Natale con extra sconti e veicolare i valori aggiunti di cui sopra.

Come? Creando banner, una sezione del sito dedicata a questo periodo dell’anno, producendo una mailing list tematica.

Nel periodo di Natale, più che in altri, conviene puntare sull’advertising on line. Gli annunci su Google, per esempio, possono darci un’importante visibilità soprattutto se ben targettizzati sul nostro pubblico di riferimento.

Sul sito non dimenticate di creare l’attesa per il grande evento, che non è il Natale in questo caso, ma l’inizio o la fine della vostra promo natalizia. Secondo il principio di scarsità di Cialdini, nel momento in cui quel prodotto viene a mancare non potremmo più sceglierlo e, pertanto, saremo maggiormente disposti ad effettuare l'acquisto nell’immediato.  

Social Christmas

Parlando di marketing natalizio on line non possiamo non citare i social. Oltre ad essere il canale principale attraverso il quale veicolare novità, promo natalizie e quanto altro, sono fondamentali per creare engagement ma anche divertimento.

Sono diverse le iniziative da poter mettere in campo:

  • dirette nelle quali condividere i preparativi e i desideri per Natale
  • proporre giochi a tema
  • creare un programma di fidelizzazione che preveda un regalo natalizio
  • Far partire una lotteria.

L’aspetto di gaming sui social non deve mai mancare per creare quella vicinanza e quel rapporto duraturo nel tempo che assicura una vera e propria fedeltà al brand.

Cosa ne pensi dei nostri consigli? Raccontaci la tua esperienza commentando sotto l’articolo.

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Tiziana Troisi 03/12/2020 0

Che cos’è la SEM?

Come molti altri acronimi del marketing, SEM è una parola che ritroviamo spesso sul web. Nella maggior parte di casi si associa a quella di SEO, Search Engine Optimization. Perché questa correlazione?

Intanto perché entrambe le sigle si riferiscono all’ambito dei Search Engine, ritroviamo infatti le due prime lettere in comune. Si tratta cioè di due tecniche accomunate dal campo di azione: i motori di ricerca.

Mentre nel primo caso ci riferiamo alle operazioni di ottimizzazione di siti o testi per favorirne l’indicizzazione da parte dei motori di ricerca, nel secondo parliamo di tecniche di marketing messe in campo a questo scopo.

Approfondiamo in questo articolo cosa è la SEM e soprattutto a quali tecniche fa riferimento.

Che cos’è la SEM

“Il search engine marketing (SEM) è l’insieme delle attività di web marketing svolte per aumentare la visibilità e la rintracciabilità di un sito web con l'uso dei motori di ricerca”. Definizione Wikipedia.

Con la SEM, insomma, si mettono in pratica diverse strategie di web marketing, come la differenziazione nei motori di ricerca, ma se ne valutano anche i ritorni grazie agli strumenti di web analysis.

Scuramente la SEM rientra nel grande contenitore del web marketing, ed anche essa ha lo scopo di intercettare i bisogni degli utenti attraverso le loro ricerche sui motori come Google.

Non hanno solo questo in comune ma anche alcuni aspetti tecnici ovvero obiettivi, piano di marketing e individuazione ed implementazione di azioni adeguate sui motori.

Obiettivi della SEM

Perché qualcuno, aziende, brand etc. dovrebbe ricorrere alla SEM? Intanto per farsi conoscere e poi soprattutto per vendere. Fare SEM significa anche fare ricorso agli strumenti di advertising messi a disposizione dai motori di ricerca come Google. Ne è un esempio la pubblicità PPC, il cliente paga l'annuncio solo quando un utente clicca sul link, a cui si collegano alcuni parametri:

  • CPA: acronimo di Cost per action. È il costo medio di un annuncio pubblicitario quando viene effettuata un'azione specifica.  Un dato che può aiutarvi a capire l'impatto economico della campagna di marketing dell’azienda.
  • CPC (cost-per-click) ovvero il costo effettivo di ogni click in una campagna di marketing PPC. Capire quale è il CPC dell’annuncio può aiutare l’azienda a sapere quanto investire in un'offerta.

Quali sono però gli obiettivi della SEM? Potremmo riassumerli così:

  • Lead generation
  • Conversione
  • Benchmarking online
  • Online branding
  • Brand monitoring

Analizziamoli uno ad uno brevemente.

SEM per lead generation

Generare lead significa ottenere un contatto da parte di utenti in linea con il target dell’azienda. In parole povere lo scopo della lead generation è quello di intercettare l’utente veramente qualificato e motivato all'acquisto. Come? A partire da quello che ricerca on line.

Saranno, infatti, i suoi interessi a permettere una profilazione dell’utente che sarà invitato a compiere un’azione come l’iscrizione al sito.

La conversione

L’obiettivo finale di tutte le aziende è quello di vendere beni o servizi. In termini di web marketing viene definito conversione. La SEM con obiettivo conversione è quella tipica degli e-commerce o dei comparatori di prezzo che hanno come call to action proprio la vendita. Per intenderci si tratta di tutti quegli annunci in cui compare il link/bottone “Acquista ora”.

Benchmarking online

In economia con il termine benchmarking si intende il metodo di confronto sistematico che permette alle aziende di confrontarsi con le migliori aziende dello stesso settore per apprendere da queste e migliorare.

Come si traduce tutto questo? In uno studio accurato dello scenario competitivo sui motori di ricerca: saturazione del canale, tipo di contenuti proposti etc.

Online branding

Il branding è l’attività atta a aumentare la notorietà della marca presidiando i risultati dei motori di ricerca. Questo non sempre ha a che vedere con la conversione, anzi quasi mai.

L’intento è, infatti, entrare nella mente dell’utente, nei suoi pensieri, nelle sue associazioni mentali ed anche di coinvolgerli nel sistema valoriale della marca.

Brand monitoring

Le grandi aziende mettono in campo periodicamente tecniche di SEM per verificare la propria reputation e la percezione del brand on line. Il brand monitoring, quindi, può essere definito come il monitoraggio periodico del sentiment intorno alla marca nei risultati dei motori di ricerca.

SEM in conclusione

In conclusione è necessario chiarire alcuni aspetti important:i SEO e SEM non viaggiano su due binari paralleli bensì si tratta di tecniche che si supportano vicendevolmente. Non solo, la SEA, il Serch Engine Advertising è parte integrante della SEM.

Approfondiremo nei prossimi post questi aspetti che fanno parte del gigantesco mondo del web marketing!

 

 

 

 

 

 

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Tiziana Troisi 26/11/2020 0

Green marketing e Bike marketing, le strategie sostenibili

Il marketing si fa più buono e si preoccupa più della nostra terra. La sensibilità verso le tematiche ambientali è oggi più forte di prima. Sempre più persone orientano i propri acquisti in base a fattori legati al concetto di sostenibilità.

Un packaging che riduce i rifiuti, completamente compostabile, un brand che ha adottato un codice green o ha ottenuto certificazioni ambientali può determinare la scelta d’acquisto.

Vediamo come il termine “green” può essere accostato al marketing e alle vendite.

Che cos’è il Green marketing

Il Green Marketing è una strategia di vendita che promuove, sviluppa e commercializza prodotti e servizi che, non solo vanno a soddisfare un bisogno del cliente, ma evitano il più possibile impatti negativi sull’ambiente oppure contribuiscono decisamente alla sua tutela.

L’adozione di politiche di sviluppo ecosostenibili e di una vocazione ecologica sono diventate un punto di forza per le aziende. Non si parla, infatti, solo di un prodotto ecologico ma anche di reputation e di attenzione alla sostenibilità di un brand.

Promuovere attività sociali, aderire a campagne e sostenere associazioni possono essere tutte attività che il cliente premierà. Un consumatore diverso, che è informato e consapevole e per cui il marchio acquisisce un significato sociale, etico ed anche morale.

Green marketing mix, le 4P del

Il marketing mix indica l’insieme delle attività operative che caratterizzano un piano di marketing. Jerome McCarthy, nella metà del secolo scorso teorizzò il concetto di marketing mix sintetizzato in 4P, ampiamente riprese da Philip Kotler.

Quali sono le 4 P del Green marketing?

Prodotto: ecologico ed ecosostenibile.

Prezzo: non necessariamente basso. Il consumatore è disposto a pagare anche un prezzo più alto della concorrenza in cambio di un prodotto “green”.

Posto: dove si trova la merce? Il packaging conta tantissimo. Il contenitore che non utilizza veline e polistirolo e predilige il cartone e i materiali biodegradabili sarà certamente preferito. Come viaggia la merce? Se la logistica è affidata ai trasporti su rotaie o a mezzi elettrici, questo aspetto va reso noto.

Promozione: la comunicazione deve sottolineare iniziative e campagne green. Se ci sono certificazioni ambientali investimenti ecologici.

Vengono oggi aggiunte altre due importanti P al Green Marketing:

·         Partnership: coalizzarsi e associare società o associazioni per sposare insieme cause ambientali.

·         Policy: le politiche aziendali e il codice etico sono elementi fondamentali dell’azienda che da, così,  concretezza al suo impegno.

Il bike marketing 

Il Bike Marketing , anche esso, è legato al concetto di sostenibilità. Si fa riferimento con questo termine all’uso della bici nelle tecniche di Marketing Digitale. Un esempio di questa strategia è il cicloattivismo su cui tanti marchi, anche importanti, stanno puntando ultimamente. Sono sempre più frequenti, infatti, le biciclette utilizzate come mezzo pubblicitario, che stanno sostituiscono l’auto brandizzata. Molte società, quindi, personalizzano le biciclette, rendendole un vero e proprio strumento pubblicitario, da sviluppare anche a livello locale.

Una delle forme più interessanti di applicazione è il Bike hotel marketing, ovvero la promozione della struttura ricettiva che passa per una strategia incentrata sull’aspetto bike friendly e, quindi, eco friendly.

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