Come funziona il Telemarketing
Direct Marketing: come funziona il Telemarketing, a cosa serve e perchè è così importante per le aziende.
Gabriella Avallone 12/10/2020 0
Il telemarketing è un’attività di Direct Marketing, in parole semplici il modo di fare marketing attraverso una chiamata telefonica. Sembra un metodo antiquato di vendere, soprattutto ad oggi, dove la maggior parte delle campagne pubblicitarie avvengono tramite social.
Ma se questo fosse vero, perché allora molte aziende non vogliono farne a meno?
Fare telemarketing infatti non vuol dire soltanto una chiamata in stile call center ma si intende una telefonata commerciale a tutti gli effetti.
Mi spiego meglio. Una chiamata per assistenza tecnica è detta inbound e rappresenta il tipico contatto del cliente al call center attraverso l’ausilio di un numero verde. La chiamata in questo caso verterà su problematiche di vario tipo, spesso legate alla fruizione di un prodotto/servizio, ad esempio un pacco non arrivato, una promozione attivata per errore…ecc.
Una telefonata di tipo commerciale o anche telemarketing outbound, è il contatto dell’operatore verso il cliente. Questa chiamata viene svolta da un account telefonico specializzato in grado di saper impostare una chiamata di questo tipo. La chiamata in questione, nasconderà una strategia ben precisa e proprio per questo risulta essere ancora oggi un buon mezzo per agganciare un potenziale cliente.
A cosa serve il Telemarketing:
È uno strumento efficace per le vendite a distanza e viene considerato il contatto diretto tra l’azienda ed il cliente (B2C) o perché no con un’altra azienda (B2B).
Come fare Telemarketing:
C’è da premettere che come le vendite di persona, il cliente il più delle volte è spinto ad “acquistare te”, nel senso che a parte il prodotto/servizio che si offre, egli viene persuaso dalla personalità, dal carisma, dalla fiducia che può riporre in te.
Pertanto il comunicatore in questione deve prestare particolare attenzione al linguaggio ed al tono di voce dato che la trattativa avviene tramite telefono, senza la possibilità di potersi vedere dal vivo.
Solitamente lo schema da utilizzare è il seguente:
1) Comprendere le esigenze del cliente attraverso i dati che abbiamo a disposizione.
2) Focalizzare l’obiettivo della telefonata e cercare di raggiungere pertanto il proprio scopo;
3) Instaurare una relazione professionale, presentandosi e dichiarando il motivo della chiamata;
4) Fornire tutte le informazioni necessarie per mostrarsi competente del settore;
5) Utilizzare le obiezioni come un’opportunità per dare ulteriori conferme;
6) Convincere, cercando di formulare domande la cui risposta risulterà quasi sicuramente affermativa;
7) Chiudere la chiamata appuntando ogni feedback, in modo tale da avere sempre uno schema preciso sugli andamenti che ci aiuterà a ricordare anche le informazioni personali di quell’utente.
8) Concludere la trattativa.
Perché è così importante per le aziende?
La risposta è semplice, è un modo per gestire il contatto dopo averlo profilato, essendo a conoscenza di tutte le informazioni che sono necessarie per comprendere le sue esigenze.
Infatti dopo aver annotato le preferenze di ogni singolo potenziale cliente in lista contatti, ci sono buone possibilità che la chiamata diventi “calda” (warm call). Avendo coltivato l’interesse di un cliente si arrivà a proporgli offerte sempre più vicine alle sue esigenze e dopo avergli dato la possibilità di scaricare materiale (video, foto o di aver letto di più tramite una semplice mail), ci sono più probabilità che la persona in questione decida di fissare un appuntamento o concludere una vendita.
Per quanto riguarda la ricerca dei contatti questa avverrà o tramite il filtro Inbound, creando in tal modo liste ad hoc per aiutarti a segmentare i contatti, in modo da inviare con più facilità informazioni in base all’interesse che essi hanno mostrato. Uno dei metodi più gettonati è collegare un CMR a delle Campagne Marketing che vengono lanciate tramite sito e social, dando la possibilità agli utenti di inserire i loro dati nel caso in cui volessero saperne di più.
Avrai sicuramente ricevuto chiamate da account telefonici e sicuramente sarai arrivato ad odiarli ma se dovessi dar loro un consiglio, quale sarebbe? Condividi la tua esperienza nei commenti.
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Tiziana Troisi 29/12/2021
Brand identity e brand image: definizioni e differenze
Quanto sei attratto dai brand che si presentano bene? Anche se non vogliamo ammetterlo, l’estetica gioca un ruolo molto importante nelle scelte di acquisto. Proprio per questo motivo, curare l’immagine di un brand è fondamentale. ogni brand deve decidere i valori da trasmettere e renderli visibili e tangibili nella brand identity.
Non sai cos’è la brand identity? Traducendo letteralmente dall’inglese, per brand identity si intende l’identità del brand. Questa identità del brand è creata dal brand stesso ed è fatta di vari aspetti che insieme delineano chi è il brand e dove vuole arrivare.
Brand identity: cos’è
Quali sono le componenti che formano, di fatto, una brand ideyntity?
Di solito, la brand identity è contenuta in un documento unico che raccoglie tutti gli utilizzi dei loghi e delle componenti vis ual del brand e le loro varie declinazioni sui social. La brand identity comprende quindi:
- Logo
- Colori e combinazioni degli stessi
- Valori aziendali
- Mission e vision
- Font
- Brand Mantra
Tutti questi aspetti formano la brand identity che è l’aspetto visivo del brand ma non solo: la braùnd identity riguarda anche i valori che il brand decide di abbracciare. La scelta di valori e visual identity deve rispecchiare quello che l’azienda vuole essere agli occhi dei competitor e soprattutto del target. Solitamente queste scelte sono fatte anche in funzione del target di riferimento. È proprio per strizzare l’occhio al target di riferimento che il brand sceglie determinate caratteristiche della sua identità. Per catturare l’attenzione del target si usano determinati colori o font: se per esempio un brand vuole fare colpo sui giovan8i adolescenti, userà colori più accessi e un font molto simile a quello dei social più frequentati
Quando si parla di brand identity, si parla di un’ idea di identità creata proprio dal brand, convinto forse che quegli accorgimenti bastino a dare a chi vede il brand dall’esterno la percezione desiderata. Ti spiego meglio: se un brand di cosmetici vuole fare colpo su un determinato target sceglierà un modo di comunicare che sia affine al suo target potenziale, essendo quasi sicuro di aver fatto centro.
La percezione di un brand, purtroppo o per fortuna, non passa solo attraverso la brand image decisa “a tavolino” dal brand stesso. Nell’epoca dei social poi, la percezione da parte degli utenti si canalizza spesso tutta in gruppi o piccole comunity.
Brand image: cos’è
Oggi, prima di comprare un prodotto chiunque cerca in rete opinioni sul prodotto stesso, per capire se vale davvero la pena acquistarlo. Quello che un brand deve davvero tenere in considerazione, oltre alla brand identity, è soprattutto la brand image.
Il termine brand image vuole racchiudere tutte quelle che possono essere considerate le percezioni esterne riguardo al brand stesso. In poche parole la brand image risponde in modo piuttosto diretto alla domanda: “Cosa pensano del mio prodotto?” Parte della brand image sono quindi le opinioni della community di riferimento. Ma non solo: la brand image di fatto è la percezione mentale che si ha del brand e dei valori che esso veicola. Per esempio, per molti anni il brand Xiaomi è stato vittima di una brand image negativa dovuta all’origine asiatica dei suoi prodotti. Nonostante l’obboettiva qualità del brand, questo veniva snobbato in favore di brand più blasonati.
Brand identity e brand image: differenze
Ora che sai che la brand identity non è una sola ma ha due facce, proviamo ad approfondirle insieme, illustrandoti le differenze principali tra brand image e brand identity:
- La brand identity può essere sempre decisa e controllata a priori: capita molto spesso anzi che alcuni brand decidano di cambiare la brand identity per migliorarsi. La brand image invece non può essere controllata proprio perché dipende da fattori esterni
- La brand image si fonda prima di tutto sulle emozioni e sulle percezioni soggettive, può quindi variare moltissimo da persona a persona. La brand identity si basa invece su qualcosa di tangibile, che non è interpretabile diversamente, a meno che nelle intenzioni del brand stesso non ci sia una volontaria ricerca di ambiguità.
- La brand image risulta purtroppo, a differenza dell’idemtity, più difficile da sondare e “quantificare”
Come conciliare queste due facce: spesso, brand image e brand identity non coincidono. Se dovesse succedere il contrario, vuol dire che il team marketing ha fatto un ottimo lavoro.
E tu, conoscevi queste definizioni? Diccelo.
Quanto sei attratto dai brand che si presentano bene? Anche se non vogliamo ammetterlo, l’estetica gioca un ruolo molto importante nelle scelte di acquisto. Proprio per questo motivo, curare l’immagine di un brand è fondamentale. ogni brand deve decidere i valori da trasmettere e renderli visibili e tangibili nella brand identity.
Non sai cos’è la brand identity? Traducendo letteralmente dall’inglese, per brand identity si intende l’identità del brand. Questa identità del brand è creata dal brand stesso ed è fatta di vari aspetti che insieme delineano chi è il brand e dove vuole arrivare.
Brand identity: cos’è
Quali sono le componenti che formano, di fatto, una brand ideyntity?
Di solito, la brand identity è contenuta in un documento unico che raccoglie tutti gli utilizzi dei loghi e delle componenti vis ual del brand e le loro varie declinazioni sui social. La brand identity comprende quindi:
- Logo
- Colori e combinazioni degli stessi
- Valori aziendali
- Mission e vision
- Font
- Brand Mantra
Tutti questi aspetti formano la brand identity che è l’aspetto visivo del brand ma non solo: la braùnd identity riguarda anche i valori che il brand decide di abbracciare. La scelta di valori e visual identity deve rispecchiare quello che l’azienda vuole essere agli occhi dei competitor e soprattutto del target. Solitamente queste scelte sono fatte anche in funzione del target di riferimento. È proprio per strizzare l’occhio al target di riferimento che il brand sceglie determinate caratteristiche della sua identità. Per catturare l’attenzione del target si usano determinati colori o font: se per esempio un brand vuole fare colpo sui giovan8i adolescenti, userà colori più accessi e un font molto simile a quello dei social più frequentati
Quando si parla di brand identity, si parla di un’ idea di identità creata proprio dal brand, convinto forse che quegli accorgimenti bastino a dare a chi vede il brand dall’esterno la percezione desiderata. Ti spiego meglio: se un brand di cosmetici vuole fare colpo su un determinato target sceglierà un modo di comunicare che sia affine al suo target potenziale, essendo quasi sicuro di aver fatto centro.
La percezione di un brand, purtroppo o per fortuna, non passa solo attraverso la brand image decisa “a tavolino” dal brand stesso. Nell’epoca dei social poi, la percezione da parte degli utenti si canalizza spesso tutta in gruppi o piccole comunity.
Brand image: cos’è
Oggi, prima di comprare un prodotto chiunque cerca in rete opinioni sul prodotto stesso, per capire se vale davvero la pena acquistarlo. Quello che un brand deve davvero tenere in considerazione, oltre alla brand identity, è soprattutto la brand image.
Il termine brand image vuole racchiudere tutte quelle che possono essere considerate le percezioni esterne riguardo al brand stesso. In poche parole la brand image risponde in modo piuttosto diretto alla domanda: “Cosa pensano del mio prodotto?” Parte della brand image sono quindi le opinioni della community di riferimento. Ma non solo: la brand image di fatto è la percezione mentale che si ha del brand e dei valori che esso veicola. Per esempio, per molti anni il brand Xiaomi è stato vittima di una brand image negativa dovuta all’origine asiatica dei suoi prodotti. Nonostante l’obboettiva qualità del brand, questo veniva snobbato in favore di brand più blasonati.
Brand identity e brand image: differenze
Ora che sai che la brand identity non è una sola ma ha due facce, proviamo ad approfondirle insieme, illustrandoti le differenze principali tra brand image e brand identity:
- La brand identity può essere sempre decisa e controllata a priori: capita molto spesso anzi che alcuni brand decidano di cambiare la brand identity per migliorarsi. La brand image invece non può essere controllata proprio perché dipende da fattori esterni
- La brand image si fonda prima di tutto sulle emozioni e sulle percezioni soggettive, può quindi variare moltissimo da persona a persona. La brand identity si basa invece su qualcosa di tangibile, che non è interpretabile diversamente, a meno che nelle intenzioni del brand stesso non ci sia una volontaria ricerca di ambiguità.
- La brand image risulta purtroppo, a differenza dell’idemtity, più difficile da sondare e “quantificare”
Come conciliare queste due facce: spesso, brand image e brand identity non coincidono. Se dovesse succedere il contrario, vuol dire che il team marketing ha fatto un ottimo lavoro.
E tu, conoscevi queste definizioni? Diccelo.
Paola Palmieri 20/11/2020
Lead generation: definizione e proposte utili
Letteralmente generazione di contatti: la Lead generation è quell’insieme di azioni di marketing che, attirando potenziali clienti a sé, ha come obiettivo l’acquisizione degli stessi. Nel marketing è diventato essenziale portare avanti delle buone strategie per incrementare il business e la Lead generation è una di queste. Approfondiamola insieme.
Cos’è la Lead Generation
Acquisire nuovi clienti con la Lead Generation equivale a intessere relazioni e far crescere la fiducia di nuovi clienti, passo dopo passo, per far sì che questi scelgano la tua azienda per la prima volta e poi seguitino a farlo sempre preferendo il tuo prodotto-servizio. Se prima quest’acquisizione avveniva vis a vis ora il web ha stravolto i piani. Ad oggi strumenti come i siti web, i social network o l’e-mail marketing hanno cambiato volto al modo di fare Lead generation.
Il Lead altro non è che un cliente potenzialmente interessato al tuo prodotto-servizio e che, in qualche modo, è entrato in contatto con la tua azienda lasciando i suoi dati. Stilare una lista di contatti diviene fondamentale in questa fase per portare avanti correttamente la tua strategia e per farlo occorre utilizzare più strumenti insieme: sia offline che online.
• Strategie offline: ricorre al passaparola, alle chiamate, all’acquisto di passaggi pubblicitari in televisione e in radio, alla partecipazione a fiere o ad eventi di settore.
• Strategie online: ad oggi rappresenta uno dei più autorevoli mezzi di Lead generation e di conversione. Va infatti impostato un percorso ben preciso per poter trasformare i lead in clienti fidelizzati e che darà i suoi frutti nel medio/lungo periodo facendo crescere il fatturato.
Lead generation: gli strumenti
Per ottenere i risultati sperati dalle campagne di Lead generation è necessario adoperare gli strumenti più opportuni. Nel mondo digital parliamo di:
• SEO
• SEM
• Social Media Marketing
Uno degli strumenti più gettonati è rappresentato poi dalle "Squeeze Page", in cui viene fornito agli utenti un contenuto di valore (ad esempio un video-tutorial) in cambio dei propri dati personali, per iniziare a creare così un database profilato di potenziali clienti.
Inizia ad entrare in sintonia con loro: questa è la base da cui partire per comprendere al meglio i loro desideri.
Lead Nurturing ovvero come ti coccolo i clienti
Le aziende spesso fanno un errore: una volta ottenuti i contatti li abbandonano. Qui ci torna utile il concetto di Lead nurturing ovvero tutte quelle attività che consentono alle aziende di instaurare una relazione con i propri lead attraverso canali atti a “convertirli” in potenziali clienti. Questo è il compito più difficile e il Lead nurturing è parte di una più ampia strategia di marketing, che ha inizio dall’acquisizione del contatto fino all'acquisizione finale.
Perché la Lead Generation è importante per il business
Fondamentale, in questa fase, capire quanti potrebbero essere i tuoi clienti, quanto fatturato ne può derivare mettendo in campo le strategie più opportune e quale il costo finale. Il vantaggio è quello di partire da una lista di contatti interessati all’azienda: sviluppa il tuo business a partire da questo strutturando un percorso chiaro.
Il principio base? Quello di un funnel di vendita in cui si guida il cliente fino alla fase finale di acquisto. Come? In 5 fasi:
1. acquisizione traffico
2. attrazione
3. conversione
4. fidelizzazione
5. vendita.
Ogni strategia va cucita su misura dell'azienda in questione e nell'ottica di soddisfare i bisogni del cliente. Una buona campagna online consente di acquisire clienti riducendone anche i costi di acquisizione. Come? Attraverso un lead magnet: dal Facebook advertising agli articoli sul blog scegli quello più adatto a te.
Prova a incrementare il tuo business e a convertire i lead in clienti con questa strategia: approfondisci altre tematiche connesse su marketing e non solo!
Tiziana Troisi 25/09/2020
Piano di comunicazione, la bussola del tuo marketing
Abbiamo definito bussola il piano di comunicazione poiché questa è proprio la sua funzione. Per orientarsi nel marketing serve una guida all’interno della quale pianificare tutte le operazioni. Quali canali attivare, come, quando con quali contenuti? A definire tutto questo ci pensa un documento programmatico, il piano di comunicazione.
Vediamo cos’è nel dettaglio.
Cosa definire prima del Paino di Comunicazione
Prima di poter definire il Piano con il cliente, è indispensabile che il brand abbia alcuni punti fermi ben definiti.
· Mission
· Vision
· Target ideale
· Mezzi e budget a disposizione
Particolarmente importante è il passaggio in cui vengono individuate le buyer personas.
A chi si rivolge il brand? Un piano di comunicazione efficace deve essere in grado di individuare con precisione i potenziali clienti per un’azienda.
La buyer persona è la rappresentazione di un acquirente-tipo di un certo prodotto. Tale rappresentazione serve per comprendere il cliente tipo nelle sue caratteristiche personali, oltre che socio-demografiche, per anticiparne i comportamenti e le scelte a beneficio della user experience e user satisfaction.
Arrivare ad individuare i destinatari del messaggio è fondamentale per capire come proporlo. Lo scopo è segmentare sempre di più e definire accuratamente gruppi di utenti sulla base di caratteristiche comuni, fornendogli ciò che vogliono o che cercano con contenuti ad hoc.
Che cos’è un piano di comunicazione
Un Piano di Comunicazione è il punto di partenza per la promozione on e off line di qualsiasi azienda. Porre in essere azioni pubblicitarie senza una guida predefinita e obiettivi prefissati, è come trovarsi in mezzo al mare o in un deserto senza strumenti per orientarsi.
Il piano di comunicazione è composto di 3 fasi:
1. L’analisi. Punto di partenza del Piano l’analisi è una fase importante e delicata in quanto da essa dipenderanno strategia e azioni. Si studia:
· Il mercato di riferimento
· Il target
· I clienti
· I competitors
· Il brand
· L’immagine coordinata
· Il sito e lo storico della comunicazione
· La reputazione on line
· Il posizionamento
2. La strategia. Una strategia di comunicazione serve a definire l’obiettivo delle azioni che andranno svolte in base ad una tempistica precisa e attuabile. Non solo, oltre l’obiettivo andrà individuata la strada attraverso la quale vogliamo arrivarci.
3. Le azioni. L’Ultima fase di un Piano di Comunicazione è la definizione di tutte le azioni ovvero l’operatività vera e propria.
Nel dettaglio, individua le categorie di destinatari del messaggio, il messaggio da trasferire al pubblico, i mezzi di comunicazione da utilizzare per veicolare il messaggio. La programmazione delle attività di comunicazione, il budget per l’attuazione delle iniziative e il monitoraggio delle attività sono anch’esse del Piano.
La scelta dei canali digitali in un piano di comunicazione
La scelta dei canali è un passaggio importante è necessario nella definizione della strategia di marketing per un piano digitale.
È lunga la lista della possibilità di scelta che dipende dall’incrocio tra le caratteristiche peculiari di ciascun canale e gli obiettivi generali di progetto.
Si tratta, infatti, di strumenti funzionali al raggiungimento degli obiettivi fissati.
I canali digitali nell’ambito del web marketing si possono suddividere in 3 macro canali:
· Posseduti: sito web, blog, applicazioni mobili, pagina Facebook, Instagram, Linkedin, ecc;
· Acquistati: Pubblicità su Google e sui social network dove si decide di essere presenti
· Guadagnati (attivati dalla community): canali di comunicazione in cui l’azienda è presente tramite citazioni, recensioni, conversazioni degli utenti, dibattiti, ecc.
Un buon piano digitale deve trovare l’equilibrio tra questi 3 canali.
È il momento del content marketing
Ultima è la fase concreta e realizzativa del Piano relativa al content marketing.
Le attività di content hanno lo scopo di elaborare contenuti efficaci e di qualità che serviranno a promuovere un prodotto/servizio oppure, a spingere gli utenti a rispondere ad una determinata call to action.
Un piano di comunicazione fissa le linee guida che dovranno essere adeguate ai mezzi di comunicazione utilizzati. Sarà dunque il SEO copywriter, a produrre materialmente contenuti efficaci, capaci di colpire la buyer persona e a raggiungere gli obiettivi selezionati. Se vuoi saperne di più sul content marketing leggi l’articolo sul tema e scopri perché il contenuto è così importante da essere definito il Re del marketing digitale!