Email markeing: ecco cosa c'è da sapere
Tutto quello che c'è da sapere sulle email marketing
Gabriella Avallone 26/08/2020 0
L’email marketing è una forma di marketing diretto che integra tutte le strategie del marketing classico che conosciamo per distribuire comunicazione con l’obiettivo di consolidare relazioni tra brand e audience. Chi di noi non è mai trovato tra le mail promozioni, informazioni sulla scontistica o il nuovo catalogo di un brand?
Ma perché si usano così tanto?
Se per alcuni può rivelarsi una seccatura, di certo non lo è per le aziende, che grazie a questa tecnica riescono a misurare più facilmente i risultati in termini di ROI. L’email marketing rassicura dal punto di vista delle conversioni degli utenti rispetto ad altri canali di web marketing.
Gli utenti adorano ricevere newsletter del brand che più apprezzano per riceverne tutti gli aggiornamenti. Questo accade naturalmente solo quando la mail è ben programmata e tiene conto del senso di esclusività che ogni cliente vorrebbe.
Il cliente si sente speciale quando riceve un aggiornamento in tempo reale su un nuovo sconto inedito solo per lui sulle offerte di prodotti speciali.
Le email marketing si differenziano in Dem e Newsletter:
- DEM è l’acronimo di Direct Email Marketing che si identificano in quelle email inviate da un’azienda ai fini promozionali e pubblicitari.
- NEWSLETTER invece è un servizio dedicato agli iscritti di un sito web.
C’è differenza tra le due tipologie di mail soprattutto in base alla loro:
- Periodicità: ovvero la frequenza di invio che se per la DEM risulta più saltuaria, per la newsletter segue invece un vero e proprio calendario, come se fosse un appuntamento fisso con i clienti in questione.
- Modalità di invio: La DEM può essere inviata massivamente attraverso i database che utilizziamo, dove sono custoditi tutti i nostri contatti. Naturalmente il destinatario viene scelto in modo automatico dal sistema stesso, una volta indicati alcuni parametri utili alla ricerca, come dettagli sul budget, località e dettagli sulla tipologia di prodotto offerto. La Newsletter invece è legata unicamente alla consapevole iscrizione dell’utente al servizio presente sul sito web.
- Grafica: la grafica ed il layout della DEM è studiata per ogni singolo invio ed ha un impatto grafico da call to action, mentre la newsletter ha un layout prestabilito con immagini e testo semplice di volta in volta differente.
Per creare una mailing list è utile per comunicare informazioni in multicast attraverso un unico mittente che coinvolge i contatti con interessi condivisi per informare e generare feedback. Fidelizzare è lo scopo principale della email marketing e per farlo ha bisogno di tips specifiche come la personalizzazione. Inviare comunicazioni precise e customizzate in base agli interessi di ogni singolo cliente è possibile. Indicarne inoltre la data e l’orario di invio e avere naturalmente precisi obiettivi di comunicazione potrebbero essere il giusto incentivo per aumentare il tasso di conversione.
Da non dimenticare di monitorare le metriche per capire se la strategia di email marketing sta riscuotendo il giusto successo. Parliamo ad esempio di click per email come il CTR (Click-Through-Rate) o il CTOR (Click-To-Open-Rate) che rappresenta il numero di utenti che hanno cliccato sul messaggio in rapporto al totale dei messaggi inviati.
Tra gli indici da analizzare con attenzione il Conversion Rate che indica la percentuale di destinatari che ha cliccato sul link contenuto all’interno della email ed anche il Bounce Rate per comprendere quali sono gli indirizzi ai quali la mail non è stata recapitata con successo. Insieme a tutti questi aspetti da non dimenticare è il tasso di Unsubscribe, quindi di utenti che hanno deciso di essere rimossi dalla newsletter, questo dovrà indurci a ragionare sulle probabili cause per poter migliorare sempre di più il nostro servizio di mail marketing.
Trovi che questo articolo ti sia stato d’aiuto? Scrivi nei commenti l’argomenti che ti piacerebbe approfondire.
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Gabriella Avallone 10/02/2021
Consigli pratici per un buon Copywriting
Si parla spesso in generale delle tecniche per un buon copywriting ma pochi spiegano realmente come farlo.
Ormai bisogna far sempre più attenzione ai contenuti testuali. È grazie alle parole chiave, ai titoli H1, H2, H3 e alla grammatica se il post in questione viene indicizzato o meno su Google. Ormai Google è molto più intelligente di quanto crediamo, riesce a capire il senso organico e grammaticale dei testi e naturalmente si accorge se si tratta di un testo copiato o inedito. Perciò occhio!
Ecco sette consigli su come attuare le tecniche per un buon copywriting:
Scrivere cancellando:
Per gli annunci online, campagne pubblicitarie d’impatto e post sui social è necessario scrivere il meno possibile. Quindi a meno che tu non stia componendo il testo per un magazine online o un blog, prova ad immaginare di ottenere una ricompensa ogni qualvolta elimini una parola dal tuo titolo, senza naturalmente alterarne il significato.
Esempio sbagliato: “ X ti permette di lavorare in modo più collaborativo ed efficiente per ottenere sempre più risultati”
Esempio corretto: “Con X i gruppi collaborano meglio e ottengono di più”.
Scrivere cosa può fare il prodotto per loro:
Molti si concentrano sulla descrizione del prodotto ma non sul perché qualcuno dovrebbe acquistarlo. Ci si dovrebbe concentrare maggiormente su cosa quel prodotto può fare per loro.
Esempio sbagliato: “X è il primo riproduttore musicale portatile al mondo”
Esempio corretto: “Più di 1000 canzoni nella tua tasca”
Evitare la forma passiva:
Utilizzare una voce passiva non ha lo stesso impatto di una voce attiva. È solitamente indiretta e per niente incisiva. Bisogna il più possibile rivolgersi al consumatore stesso.
Esempio sbagliato: “Una persona X dovrebbe fare in modo da mantenere uno stile di vita sano ed equilibrato”
Esempio giusto: “Mantieni uno stile di vita sano!”
Essere sé stessi:
Facile a dirsi ma difficile a farsi. Facci caso però, i migliori brand sono quelli che fanno di tutto per sembrare “veri”. Pertanto è consigliato evitare il linguaggio formale ed abbattere ogni tipo di barriera con l’interlocutore, in modo da essere diretti ed autentici.
Esempio sbagliato: “In seguito alle restrizioni che stiamo affrontando, l’azienda si trova costretta a dover…”
Esempio corretto: “Ciao…, ti scrivo per comunicarti che l’attuale situazione prevede…”
Crea conflitto:
In particolar modo nei mercati con un’alta concorrenza, si potrebbe rischiare di utilizzare una comunicazione banale, pertanto è bene ricordare che il conflitto crea interesse!
Esempio sbagliato: “L’assicurazione costruita per te” oppure “l’assicurazione che farà al caso tuo”
Esempio corretto: “Dimentica tutto ciò che sai sulle assicurazioni”
Evitare i titoli statici:
Le affermazioni conservale per un testo ma non per i titoli d’impatto. Un buon titolo dovrebbe spingere ad informarsi e leggere oltre, quindi è molto importante. Potrebbe aiutarti scrivere un titolo dinamico, con una domanda ad esempio, per incuriosire ancora di più chi sta leggendo.
Esempio sbagliato: “X per la tua azienda”
Esempio corretto: “Conosci le potenzialità dei tuoi prodotti?”
Ricorda la prima riga di testo:
Se le persone, oltre il titolo, andranno oltre la prima riga di testo, allora puoi dirti soddisfatto del tuo lavoro. È un aspetto fondamentale della scrittura online, per cui conviene non dilungarsi, essere incisivi e incuriosire il lettore.
Esempio sbagliato: “Ci concentriamo sempre sui X e spesso dimentichiamo che non diamo valore a questo aspetto…”
Esempio corretto: “X ha 50 opportunità differenti. Non dimentichiamolo!”
Per scoprire altre tecniche e strategie, seguici! Se desideri che venga trattato un argomento in particolare comunicacelo in dm o nei commenti, saremo felici di esserti d'aiuto.
Gabriella Avallone 12/11/2020
Chi è il Buyer Persona e perchè è così importante
Al momento della stesura di un Business Plan, di un Piano Di Comunicazione o una Campagna Pubblicitaria, tra i punti da definire c’è sempre il Target. È impossibile studiare una strategia di marketing su un gruppo di persone non definite o peggio ancora alla massa. Anche perché quell’insieme di utenti, di potenziali clienti e innanzitutto di persone, hanno i loro personali gusti, le loro esigenze e molto altro ancora.
Per costruire tecniche di vendita accattivanti e competitive è risaputo che dobbiamo anche conoscere l’offerta e la domanda, per non portarla sulle lunghe, dobbiamo conoscere alla perfezione le esigenze dei nostri clienti.
E come facciamo a saperlo?
Per farlo bisognerà letteralmente calarsi nei panni del cliente tipo.
Per Buyer Persona si intende il ritratto di un utente che incarna un determinato pubblico di riferimento.
Questa modalità serve a trovare più facilmente potenziali clienti.
Una volta trovata la Buyer Persona si procederà sia a rendere più agevoli i lavori in corso per l’ideazione di una nuova campagna ad esempio, che potrà mettere in risalto ciò che il nostro cliente tipo potrebbe letteralmente adorare.
La creazione delle Buyer Personas è senza dubbio la cosa più divertente e a tratti ricorda il famoso videogioco The Sims.
Non è per niente difficile, innanzitutto vanno gettate le basi e poi si procederà con la sua creazione step by step.
Vediamo quali sono:
- Età;
- Occupazione;
- Stato Sociale;
- Indirizzo;
- Aspetto;
- Tipo di persona;
- Descriverne l’immagine;
- Frase tipo o pensiero;
- Motivazioni;
- Punti di forza;
- Punti di debolezza;
- Personalità;
- Livello di Tecnologia;
- Hobbies
Naturalmente non esiste solo questo modo. Chi non riesce a descrivere una persona tipo in tutto e per tutto, può dare un’occhiata a Eurisko per comprendere gli stili di vita. Questo può aiutare a capire le diverse definizioni di target ma attenzione! Lì si parla di “Target Group” non del Buyer Personas.
Per scendere nel dettaglio si può sempre fare affidamento ad altri tipi di strumenti come:
- Interviste aperti a tutti, in particolar modo ai clienti più affezionati così da capire qual è il punto di forza dell’azienda che più l’invoglia ad acquistare. Parlare con più persone possibile aiuterà a capire il punto di vista del cliente finale.
- Per chi non ha la possibilità di parlare apertamente con i propri clienti è possibile creare un questionario online e spedirlo via mail ai clienti attuali, mentre per quelli che ancora sconosciuti anche un sondaggio Instagram potrebbe aiutare a conoscere meglio i nostri follower.
- Anche all’interno dell’azienda stessa è possibile avere più informazioni sui clienti, basta rivolgersi all’ufficio commerciale, essendo loro quelli a più stretto contatto con il pubblico, saranno sicuramente in grado di buttar giù qualche percentuale.
- Se invece ci si vuole affidare agli infallibili metodi di Analytics e Social Media Insights sicuramente non ci si può sbagliare. Questi strumenti danno a disposizione molti dati tra cui la posizione geografica, gli interessi, il punto di vista demografico e molto altro.
Ma quando si parla di pubblicità cosa c’è di meglio della creatività. Per identificare la personalità di qualcuno si può partire dal nome, che nome gli dareste?
Che tipo è? Che aspetto ha? Cosa fa nella vita? Ha passioni? Così facendo sarà molto più facile identificare una particolare persona.
Poi si passa ad analizzare la sua età, localizzazione geografica, stato sociale, tipo di lavoro, carattere e tutti i punti fissati anche sopra in modo più schematico.
Poniamo il caso che il tipo di cui stiamo parlando, la nostra persona, si chiami Marco.
Marco è un business man, ha l’agenda piena di impegni e sempre meno tempo. Viaggia per lavoro, per lo più in treno pertanto con sé porta dietro tutto il necessario per lavorare anche in movimento con clienti nazionali e non. Sicuramente fa uso di prodotti tecnologici, pratici e tendenza. È un bell’uomo sulla 40ina, curato nell’aspetto e nello stile: capello un po' lungo, occhiali e rigorosamente in abito, con dettagli dandy. Il suo lavoro non gli lascia tempo per formare una famiglia ma con la sua compagna spesso si regala weekend da sogno nelle zone termali tra le colline toscane.
Secondo voi Marco sarebbe il cliente perfetto per quale brand? Scrivetelo nei commenti.
Paola Palmieri 23/04/2021
Social selling: tutto quello che devi sapere
Di sicuro ne avrai sentito parlare e ti sarai imbattuto in discussioni che vedono protagonista il Social selling. Ma esattamente di cosa stiamo parlando? Cosa è e, soprattutto, cosa non è il Social selling. Qual è la differenza con il social marketing? Scopri tutto quel che c’è da sapere su questo mondo nel corso del nostro articolo. Inizia pure la lettura con la sua definizione.
Cos’è il Social selling
Se cerchiamo Social selling in rete diversi i risultati che ci verranno forniti ma facciamo ordine. Wikipedia suggerisce si tratti del modo in cui un’azienda utilizza i social media e quindi la rete di relazioni messa in piedi dal gruppo aziendale o da un professionista singolo per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Linkedin, Twitter e Facebook sono alcuni degli strumenti a disposizione per raggiungere e convincere i potenziali clienti. Ma facciamo attenzione, il Social selling non è solo un tentativo di vendita ma è molto di più. A chiarirci le idee ci può aiutare tutto quello che Social selling non è. Vediamolo nel dettaglio.
Cosa non è il Social selling
Negli ultimi anni è certo che gli utenti iscritti alle diverse piattaforme social siano cresciuti in modo esponenziale così come sono cresciuti anche gli investimenti pubblicitari. Ma Social selling non è una vendita push sui social a caccia di clienti ma piuttosto un modo per tessere relazioni durature e convincenti. Potremmo più opportunamente avvicinare con una tecnica “pull” piuttosto.
Quindi dimentica per un momento le vendite outbound o le fastidiose spam da cestinare e costruisci la tua strategia come brand facendo emergere i tuoi punti di forza, approfondendo, proponendo argomenti interessanti ai tuoi clienti, rispondendo a domande e tessendo la tua relazione di fiducia, solo così accorcerai la distanza tra azienda e consumatore.
Differenza con il social marketing
Il Social selling, dunque, è orientato più alla vendita professionale che al marketing. Questo perché il selling ha come obiettivo quello di fidelizzare il potenziale cliente mantenendo una diretta relazione con essi, anche dopo che si è concluso il processo di vendita.
Le fasi principali del Social selling
Perché il Social selling funzioni è bene prestare attenzione ad alcuni passaggi fondamentali:
1. Conoscere il bene/servizio offerto: perché chi acquista oggi è bene informato su ciò che vuole e ciò che esattamente non vuole.
2. Conoscere il target a cui ci si rivolge.
3. Scegliere la piattaforma ideale: in base al prodotto e in base al pubblico.
4. Proporre contenuti utili.
Perché non sperimentarlo anche tu? Scopri come.
5 passi per iniziare
1. Crea un brand online: mantenendo un profilo chiaro ed esaustivo che metta in evidenza le tue competenze.
2. Fai ricerche: fare Social selling non deve limitarsi a cercare clienti sui social ma a conoscere ed approfondire l’ambito in cui si orienteranno le interazioni con i prospect (che si spera porteranno alla vendita).
3. Iscriviti a gruppi e prendi parte a discussioni online: ti aiuterà a cogliere diverse opportunità.
4. Sviluppa relazioni: aumentando il rapporto di fiducia creerai terreno fertile per la vendita.
5. Usa gli strumenti giusti: sfrutta le piattaforme ideali a lanciare il tuo business così che i social ti aiutino a monitorare la situazione.
Il Social selling - con i suoi pro e i suoi contro - rappresenta l’occasione perfetta per il tuo business B2B. Diventa un abile social seller cominciando a mettere in pratica tutti i consigli che ti abbiamo fornito fino ad ora. Non trascurare alcun elemento e lavora in linea con le logiche del funnel di vendita solo così potrai raggiungere i tuoi obiettivi: bene e in fretta. Trova, connetti e coltiva le relazioni giuste!
Se hai trovato interessante le informazioni che ti abbiamo fornito nel corso dell’articolo e ti va di approfondire altri ambiti o aspetti legati al marketing e non solo non esitare a scrivercelo nei commenti ma, soprattutto, non perderti i nostri prossimi appuntamenti. Ti aspettiamo!