Pubblicità in 3D questo è il presente!
Le pubblicità 3D dei brand più famosi al mondo
Gabriella Avallone 31/03/2022 0
La pubblicità è da sempre frutto di creatività e innovazione, oggi sorprende ancora di più grazie alle nuove tecnologie che la rendono niente di meno che 3D.
Si pensava a questo genere di cose come futuristiche ma è ora di darsi una svegliata perché viviamo già nel futuro! E probabilmente questa è la strada che seguirà l’advertising.
Un chiaro esempio ci arriva dalla città di Tokyo, in Giappone, da Time Square a New York, da Piccadilly Circus a Londra.
Pubblicità in 3D nel mondo
Un tripudio di luci, suoni e colori che si fondono in un’esperienza visiva totalmente immersiva e sorprendente. Uno strumento così attrattivo non poteva finire che in mani migliori, quelle dei creativi che stanno affascinando i passanti ed il web con le loro pubblicità in 3D.
Per la precisione è a Cross Shinjuku Vision, uno degli spazi pubblicitari più discussi che si trova all’esterno della Shinjuku a Tokyo, una delle stazioni più grandi del mondo. Infatti è proprio qui che per la prima volta in 3D pare sia apparso un enorme gatto, che sembrava interagire con i passanti, oltre che dormire e fare le fusa nei difficili giorni di pandemia.
Brand che hanno scelto la pubblicità in 3D
Lo schermo pubblicitario con il gigantesco gatto è stato realizzato da MicroAd Digital Signage e Yunika Vision su commissione di Cross Space, l’azienda proprietaria dell’edificio. Quello che hanno avuto modo di ammirare i passanti e centinaia di persone in web è in realtà, un test: il debutto ufficiale della campagna pubblicitaria avverrà il 12 luglio.
Si trattava di un’immagine 3d in qualità 4K su di uno schermo di 154,7 metri quadrati con una tecnologia di schermo curvo e LED che consente di rendere ciò che viene rappresentato come estremamente realistico.
Le immagini hanno fatto ben presto il giro del web ma non è stata di certo l’unica volta che sia apparso qualcosa di realistico: Infatti è possibile ricordare già uno spot Coca Cola che ha rivoluzionato il mondo delle ADV nella piazza di Times Square su di uno schermo che misurava 20.7 x 12.8 metri e composto da 1.760 led e garantivano un’alta risoluzione; O ancora Ray-Bay che rappresentava i famosi occhiali tra varie emoji. Per non dimenticare L’Ocean Outdoor, specialista del 3D a Piccadilly Circus dove apparivano diversi brand tra cui Poker Star, Deliveroo, Netflix, Vodafone e altri ancora.
L’anamorfismo, era un effetto di illusione ottica per cui un’immagine veniva proiettata sul piano in maniera distorta, rendendo il soggetto riconoscibile solo se osservato da un particolare punto di vista, in questo caso la piazza. In questo modo si dava l’illusione dell’effetto 3D ai passanti.
Tra le più recenti e ben realizzate invece vediamo la Nike pronta a festeggiare gli otto anni del Nike Air Max Day, il 26 marzo e in occasione del 35esimo anniversario di Nike Japan con un incredibile cartellone pubblicitario fuori la stessa stazione di Shinjuku dove si vedevano diversi modelli di Air Max uscire da un’enorme scatola che volteggiava in aria. Non ci sono parole per descrivere l’effetto che si prova guardando quelle immagini, le sneakers dei migliori modelli in formato 3D.
Per quanto riguarda la scelta della location, pare non sia un caso, difatti è stata scelta in quanto vi transitano davanti ogni giorno oltre 200.000 persone e difatti per manifestazioni spesso utilizzano tutto lo spazio sovrastante dell’edificio per ospitare eventi, come ad esempio è accaduto proprio in occasione dello stesso Air Max Day.
Portiamo pazienza che presto anche tra le nostre strade troveremo pubblicità, spot e chissà cos’altro in formato 3D. Secondo voi quale sarà la prima pubblicità che vedremo in 3D in Italia?
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Tiziana Troisi 11/10/2021
Customer Journey e coinvolgimento in tempo reale: esserci sempre per il cliente
La rete ha cambiato per sempre la vita: è inutile provare a negarlo. È cambiato il modo di concepire il tempo e le sue regole, è cambiato il l’approccio alle cose della vita in generale: si vuole tutto e subito, non si ha più la pazienza di aspettare, di prendersi il tempo per capire come stanno davvero le cose.
La fretta ha condizionato tutti i modi di agire e di conseguenza anche lo studio dei comportamenti umani. È cambiato anche il modo in cui il marketing cerca di capire i gusti del cliente, conquistandolo e creando con lui un legame.
Cosa è cambiato di preciso? Te lo spieghiamo subito. Solitamente, soprattutto per quanto riguarda gli acquisti online, le aziende riescono a tracciare il cosiddetto customer journey, cioè il percorso che fa il cliente prima di acquistare un prodotto.
Customer Journey: le fasi dell’acquisto
Solitamente il percorso comprende varie fasi:
Fase zero: è quella forse più importante per chi si occupa di marketing. È il momento zero verità: quello in cui il cliente approda alla rete nutrendo ancora qualche dubbio su quale prodotto acquistare. Inizia ricerche per confrontare prezzi ed opinioni riguardo ad un prodotto che sia adatto alle sue esigenze. È qui che il marketing deve agire prontamente per convincere il cliente a scegliere il proprio prodotto
Nella seconda fase del suo viaggio, il cliente seleziona il sito dal quale vorrebbe acquistare, guarda un po’ le recensioni di chi ha già acquistato il prodotto
La terza fase è quella dell’acquisto
La quarta fase è quella che riguarda il post acquisto: il cliente da feedback sulla sua esperienza con il prodotto, chiedendo magari un aiuto al servizio clienti in caso gli sia necessario.
Analizzando bene ogni fase, risulta chiaro che fino ad ora il cliente riusciva ad essere abbastanza autonomo nelle sue scelte e nei suoi acquisti. Anche nel caso non lo fosse, il cliente cerca da solo le informazioni che gli sono utili per ultimare lo shopping.
Conosci bene il tuo cliente
Il customer journey fino ad ora è sembrato un percorso piuttosto lineare, che solo nell’ultima fase prevedeva un contatto diretto con l’azienda e il brand. Prima, il percorso dello shopping online era piuttosto lungo, oltre che lineare. Si è vero, bastava un click per fare un acquisto, ma il momento della ricerca di informazioni era la cosa più importante.
Se sei un professionista del marketing ho una notizia per te: oggi non è più cosi. Il customer journey non è più lineare né tantomeno autonomo: il cliente che decide di acquistare un determinato prodotto ne vuole uno perfetto per le sue esigenze senza perdere nemmeno troppo tempo a fare ricerche in rete.
Cerca il contatto diretto con l’azienda fin da subito (anche quando è appena arrivato sul sito e sta ancora guardando i prodotti). Oggi tutti vogliono sentirsi speciali ed unici, vogliono offerte personalizzate, sconti speciali ed assistenza continua.
Va da sé che il lavoro di chi si occupa di marketing, ma anche quello degli addetti all’assistenza clienti, è diventato molto più articolato e complicato.
Il cliente che decide di acquistare online, di fatto, vuole essere coinvolto e convinto all’acquisto in tempo reale. Ti faccio un esempio: immagina di stare parlando con qualcuno ad una festa. Ti senti coinvolto e il tuo discorso procede a vele spiegate, fai attenzione a tutti gli aspetti di quella conversazione, anche a quelli non verbali. È cosi che il cliente si vuole sentire coinvolto: come se stesse parlando con un vecchio amico, qualcuno che lo conosca bene e che lo capisca anche senza parlare.
Le operazioni di marketing devono quindi prevedere un percorso di coinvolgimento continuo che parta dal primo contatto e prosegua fino all’assistenza post- vendita.
Customer Journey e coinvolgimento: ecco come fare
Come fare coinvolgimento in tempo reale? Ecco qualche consiglio:
Risposta velocissima: cerca di tenere sempre attivo un servizio di assistenza che sappia rispondere anche alle domande più ovvie.
Ottimizzazione multicanale: le aziende devono essere presenti ovunque e sempre, avendo sempre la risposta pronta e la soluzione a portata di mano. Il segreto è creare una rete multicanale che sia ben funzionante.
Studia meglio il cliente attraverso i dati: non ti basta più avere un nome un cognome ed un indirizzo email: devi conoscere hobby passioni e tanto altro di ogni cliente, per offrirgli un servizio pensato apposta per lui.
Mentre pensi a come fare amicizia con i clienti, continua a seguire il blog per altri consigli.
Paola Palmieri 16/09/2020
Marketing sociale: cos'è e come riesce ad influenzare un target
Oggi ti parliamo di Marketing sociale da non confondere con il social marketing. Chi ce ne ha parlato per la prima volta è stato Philip Kotler nel 1971 e lo definisce come “l’utilizzo dei principi e delle tecniche del marketing per influenzare un gruppo target ad accettare, rifiutare, modificare o abbandonare un comportamento in modo volontario, allo scopo di ottenere un vantaggio per i singoli, i gruppi o la società nel suo complesso”.
A differenza del marketing tradizionale e commerciale, dunque, non cerca di spingere all’acquisto di qualcosa ma di proporre un cambiamento. Del marketing tradizionale, tuttavia, ne sfrutta principi e tecniche. Vediamo come.
Ambiti di intervento
Il marketing sociale suscita un interesse crescente, guardiamolo da vicino a partire dagli ambiti di intervento:
- Promozione e tutela della salute: punta a promuovere stili di vita sani, prevenzione e riduzione di comportamenti definiti a rischio.
- Promozione di comportamenti sociali: punta alla tutela dell’ambiente, per esempio tramite la raccolta differenziata, consumi e mobilità sostenibili.
In sostanza il marketing sociale si propone, coerentemente con quanto indicato nella Carta di Ottawa, di consentire ai cittadini di acquisire abilità e competenze per scegliere liberamente e con i giusti strumenti ciò che è meglio per sé e per la propria salute.
Obiettivi
Gli obiettivi che il marketing sociale si propone di raggiungere sono:
- Cambiamento cognitivo: favorire, attraverso una maggiore conoscenza del problema e delle sue possibili soluzioni, l’adozione di un determinato comportamento. Qualche esempio? Informare sugli effetti negativi dell'alcol sulla guida e così via.
- Cambiamento d’azione: indurre a compiere un’azione concreta, entro un periodo di tempo determinato, incentivando determinate scelte a scapito di altre. Quale esempio più attuale di una campagna di vaccinazione o screening?
- Cambiamento di comportamento: abbandonare o modificare stili di vita nocivi a favore di abitudini più salutari. Uno su tutti? Smettere di fumare.
- Cambiamento di valori: modificare opinioni radicate rispetto ad alcuni temi o situazioni come eliminare i pregiudizi di razza, di religione o di sesso e così via.
Piano di marketing sociale
Vediamo ora come gli obiettivi si traducono in azioni, seguendo una vera e propria strategia: 4 le fasi principali.
1. Marketing analitico
Si raccolgono informazioni necessarie per sviluppare il Piano considerando la letteratura scientifica e il contesto (ambientale, socio-culturale, economico) in cui si intende agire.
2. Marketing strategico
Obiettivi: scelta del comportamento o stile di vita su cui si intende favorire un cambiamento.
Segmentazione: individua le diverse esigenze dei potenziali destinatari, suddivisi in segmenti con caratteristiche omogenee (variabili geografiche, demografiche, fisiche-sanitarie, comportamentali) e realizza un diverso “marketing mix” per ogni segmento.
Posizionamento: rende evidenti i vantaggi che si possono ottenere aderendo a quanto viene proposto rispetto alla concorrenza che non è tanto rappresentata da prodotti o soggetti, quanto da alcune idee e comportamenti che si vogliono modificare offrendo idee e comportamenti alternativi.
3. Marketing operativo
Prodotto: comportamento che si intende favorire con i relativi benefici.
Prezzo: l’insieme dei costi economici e non solo (perdita di tempo, di energia, disagio, ecc.) che i destinatari devono sostenere per attuare il cambiamento richiesto.
Promozione: l’insieme delle attività di comunicazione (pubblicità, eventi, opuscoli) utili alla diffusione della conoscenza dei vantaggi e dei benefici derivanti dall’adozione del comportamento proposto.
Luogo: nei quali il prodotto – comportamento, idea o servizio – raggiunge i destinatari e viene offerto ad essi.
4. Valutazione
Le attività di valutazione sono necessarie durante tutte le fasi del piano (prima-durante-dopo) per valutarne l’efficienza, calcolo costi-benefici, e l’efficacia, raggiungimento degli obiettivi.
Se la lettura di quest’articolo ti ha appassionato ma vuoi approfondirne alcuni aspetti chiedicelo pure nei commenti. Non perderti i prossimi articoli sul mondo del marketing… e non solo!
Valentina Viglione 10/08/2020
TOFU – MOFU – BOFU le tre fasi del Funnel
Si sente sempre più spesso parlare di SALES FUNNEL, ormai parte integrante di molte strategie di marketing.
Con il termine Funnel (imbuto), associato al modello A.I.D.A. ( Attention – Interest – Desire - Action) nato nei primi del ‘900, viene indicato il percorso che fanno gli utenti per arrivare ad acquistare un prodotto o un servizio offerto.
Immaginiamo, quindi, proprio un imbuto, dove la parte superiore, più ampia, riceve il pubblico a cui ci rivolgiamo, potenzialmente interessato a ciò che offriamo , mano a mano che scendiamo verso la parte più stretta, il pubblico subisce una selezione contenendo utenti mediamente interessati, fino ad arrivare alla parte finale del Funnel dove si troverà un pubblico interessato e più propenso alla conversione.
Questi diversi step fanno parte delle tre fasi di cui si compone un Funnel, ma vediamo nel dettaglio cosa sono e a cosa servono:
1. TOFU (TOP OF FUNNEL)
È, appunto, il top dell’imbuto, la fase iniziale del Funnel.
Il pubblico a cui ci rivolgiamo non ci conosce, il cosiddetto “pubblico freddo”, a questo punto comincia l’operazione di “Awarenes“ ovvero far conoscere il Brand, incuriosire, stimolare interesse, rispondere ad un bisogno, un desiderio. E’ il momento di fare informazione, non vendita, in modo da consapevolizzare l’utente dell’esistenza di un prodotto o servizio.
2. MOFU (MIDDLE OF FUNNEL)
Dopo aver informato ed incuriosito il potenziale cliente, bisognerà “nutrirlo” con il “lead nurturing” è il momento di educare e rassicurare l’utente, mediamente interessato al prodotto o servizio, mostrando contenuti che dimostrino quanto ciò che offriamo sia un’ opzione valida per soddisfare quel bisogno.
Ed è in questa fase che va usato il “magnete” cioè un’esca per cercare di acquisire il lead attraverso un video, un e-book, un documento PDF o qualsiasi cosa che ci permetta di ottenere i dati del cliente.
2. BOFU (BOTTOM OF FUNNEL)
Qui il cliente ci conosce, ha capito cosa offriamo ed ha bisogno proprio di quello.
Ora è il momento di invogliarlo esplicitamente all’acquisto con un’offerta speciale, uno sconto dedicato o una promozione imperdibile.
Naturalmente il processo può essere più o meno lungo, ciò dipende molto dalla tipologia di business.
Infatti, se il prodotto offerto è un prodotto a basso costo, quindi con un processo di acquisto breve, si può parlare di fast Funnel, dove il lead viene acquisito nella fase iniziale, cioè il “magnete” viene offerto nella fase TOFU.
Al contrario, se il processo di acquisto è lungo, sarà necessaria la combinazione di diversi strumenti, tipo le Facebook ADS, Google ADS, mail marketing e tanto altro. In questi casi è bene avvalersi di tool esistenti che pianificano le operazioni di un Funnel, automatizzando i processi.
PERCHE’ CREARE UN FUNNEL?
Purtroppo non tutti coloro che visitano il nostro sito, o che ricevono una mail, o che vedono il nostro annuncio, acquistano subito il prodotto o servizio proposto, o forse lo faranno in un secondo momento. Quindi sarà necessario accompagnare il visitatore fino all’acquisto.
MA QUALI SONO I PRIMI PASSI PER CREARE UN FUNNEL?
- E’ fondamentale individuare la propria UVP (UNIQUE VALUE PROPOSITION) cioè cosa rende ciò che offriamo unico sul mercato? Qual è quel valore aggiunto sul quale possiamo puntare? Come lo possiamo raccontare?
- Conoscere le Buyer personas, quindi studiare il target a cui ci rivolgiamo, facendo anche test su vari tipi di pubblico.
- Conoscere quali sono i costi e i margini di guadagno di ciò che offriamo, per capire quanto investire nelle varie fasi, per cercare di ridurre al minimo il rischio di perdita del capitale investito.
Si parla di Funnel anche post-vendita: per far si che, chi ha già acquistato dovrà continuare a farlo, bisognerà “fidelizzare” il cliente, questa fase viene chiamata “loyalty”.
Il cliente andrà curato con mail periodiche, promozioni dedicate ed informazione. E’ la fase in cui il cliente verifica se il prodotto o servizio soddisfa le proprie aspettative tanto da riacquistare volontariamente in futuro, da lasciare delle recensioni positive contribuendo alla reputation del nostro brand, aiutandoci così nell’acquisizione di nuovi clienti.
Spero che questo articolo ti sia utile a fare chiarezza su questo argomento. Se hai un tema in particolare che desideri approfondire, lasciaci un commento.