Spazi co-working: il futuro delle aziende è qui

Una rivoluzione nel mondo del lavoro

Tiziana Troisi 27/04/2022 0

La pandemia ha cambiato molti aspetti della vita. Prima di tutto, ci si è resi conto che la tecnologia può aiutare a tenere vivi rapporti e relazioni. Ci si è accorti del valore di cose che prima si davano per scontate come la compagnia degli amici o delle persone a noi care.

Un aspetto importantissimo su cui la pandemia ci ha costretti a riflettere è sicuramente l’organizzazione del lavoro. Se prima era opinione comune che determinati lavori fossero da svolgere solo in ufficio, oggi finalmente il nostro Paese ha aperto le frontiere al magico mondo dello smart-working. Sono molte le aziende, infatti, che hanno abbracciato questo nuovo modo di lavorare, permettendo ai loro dipendenti di lavorare anche da casa.

La rivoluzione dello smart-working ha permesso alle nuove generazioni di imparare a conciliare lavoro e vita privata senza troppi sacrifici in nessuno dei ambiti.

La rivoluzione è compiuta e molti giovani oggi preferiscono essere nomadi digitali. Non sai chi sono? Te lo spieghiamo subito. Si definiscono  nomadi digitali i giovani che svolgono un lavoro in smart-working e hanno la possibilità - grazie ad esso - di vivere all’estero e spostarsi ovunque si presentino nuove opportunità.

In che campo lavorano i nomadi digitali? Scoprilo di seguito. 

Spazi co-working e nomadi digitali

Per svolgere un lavoro autonomo e indipendente, i nomadi digitali lavorano soprattutto nel campo della comunicazione e del marketing. I luoghi di lavoro possono essere i più disparati, basta anche un bar con una rete wifi gratuita.

Per offrire a tutti la possibilità di: concentrarsi al meglio, lavorare e fare networking, sono nati spazi di lavoro condivisi che consentano di stringere legami produttivi dal punto di vista professionale. Di cosa stiamo parlando? Ovviamente degli spazi di coworking!

Lo spazio di coworking è da considerarsi un vero e proprio ufficio: uno spazio ben organizzato con diverse postazioni di lavoro. Chiunque voglia usufruire di queste postazioni può farlo pagando un piccolo contributo giornaliero.

Dopo la pandemia, molte aziende hanno dato la possibilità ai loro dipendenti di lavorare in spazi di co-working. Spesso, aziende diverse si uniscono per sfruttare insieme gli spazi e creare sinergie tra i propri dipendenti.

Il co-working: vantaggi per le aziende

Quali sono i vantaggi, a livello aziendale, di usufruire di spazi di co-working? Eccoli:

  1. Il primo vantaggio di cui tenere conto è sicuramente quello di tipo economico. Utilizzando spazi condivisi è possibile, infatti, risparmiare sui costi relativi ad utenze e ad affitto. In questo modo ogni azienda potrà ottenere un ambiente di lavoro super confortevole ad un prezzo contenuto. 
  2. Spazi super organizzati: hai mai pensato a quanto potrebbe essere complicato arredare un ufficio da zero? C’è da decidere come organizzarlo, quali mobili utilizzare. C’è poi da allestire uno spazio relax per i dipendenti, macchinette del caffè o altro per rendere l’ambiente meno sterile e più conviviale. Utilizzando uno spazio di co-working si possono avere tutte queste comodità senza troppo sforzo.

il vantaggio principale dell’utilizzare uno spazio di co-working è da ricercare nella capacità di soddisfare i nuovi bisogni dei lavoratori. Dopo aver capito che si può tranquillamente lavorare anche da casa, la nuova generazione di lavoratori ricerca cose diverse.

Il lavoro del futuro

È nato il bisogno impellente di soddisfare il bisogno di comfort. Tutto quello che si ha a disposizione a casa lo si vorrebbe anche in ufficio: una poltrona comoda su cui rilassarsi, un angolo dove poter fare una tisana o un divanetto dove accomodarsi e scambiare quattro chiacchiere con i colleghi.

Questo perché, dopo un anno dedicato quasi solo al lavoro, si ha voglia di riuscire a mettere insieme lavoro e vita personale senza che questo costi troppo sacrifici.  È utile quindi rendere le ore di lavoro meno stressanti possibile, creando un ambiente che sia stimolante e mai oppressivo.

Dopo questi anni difficili si è dato grande valore alla vita: fare un lavoro che possa rendere felici è il modo giusto per valorizzarla. Solo nell’ambiente giusto i lavoratori riescono a dare il meglio per la propria azienda.

Ecco perché è fondamentale creare un posto dove chiunque possa sentirsi a casa, ed ecco perché la soluzione del co-working rappresenta il futuro.

Un futuro  dove quello che conta non è solo la produttività, ma anche il benessere.

 

 

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Valentina Viglione 10/08/2020

TOFU – MOFU – BOFU le tre fasi del Funnel

Si sente sempre più spesso parlare di SALES FUNNEL, ormai parte integrante di molte strategie di marketing.

Con il termine Funnel (imbuto), associato al modello A.I.D.A. ( Attention – Interest – Desire - Action) nato nei primi del ‘900, viene indicato il percorso che fanno gli utenti per arrivare ad acquistare un prodotto o un servizio offerto.  

Immaginiamo, quindi, proprio un imbuto, dove la parte superiore, più ampia, riceve il pubblico a cui ci rivolgiamo, potenzialmente interessato a ciò che offriamo , mano a mano che scendiamo  verso la parte più stretta, il pubblico subisce una selezione contenendo utenti mediamente interessati, fino ad arrivare alla parte finale del Funnel dove si troverà un pubblico interessato e più propenso alla conversione.

Questi diversi step fanno parte delle tre fasi di cui si compone un Funnel, ma vediamo nel dettaglio cosa sono e a cosa servono:

1.       TOFU (TOP OF FUNNEL)

È, appunto, il top dell’imbuto, la fase iniziale del Funnel.

Il pubblico a cui ci rivolgiamo non ci conosce, il cosiddetto “pubblico freddo”, a questo punto comincia l’operazione di “Awarenesovvero far conoscere il Brand, incuriosire, stimolare interesse, rispondere ad un bisogno, un desiderio. E’ il momento di fare informazione, non vendita, in modo da consapevolizzare l’utente dell’esistenza di un prodotto o servizio.

 

2.       MOFU (MIDDLE OF FUNNEL)

Dopo aver informato ed incuriosito il potenziale cliente, bisognerà “nutrirlo” con il “lead nurturing” è il momento di educare e rassicurare l’utente, mediamente interessato al prodotto o servizio, mostrando contenuti che dimostrino quanto ciò che offriamo  sia un’ opzione valida per soddisfare quel bisogno.

Ed è in questa fase che va usato il “magnete” cioè un’esca per cercare di acquisire il lead attraverso un video, un e-book, un documento PDF o qualsiasi cosa che ci permetta di ottenere i dati del cliente.

 

2.       BOFU (BOTTOM OF FUNNEL)

Qui il cliente ci conosce, ha capito cosa offriamo ed ha bisogno proprio di quello.

Ora è il momento di invogliarlo esplicitamente all’acquisto con un’offerta speciale, uno sconto dedicato o una promozione imperdibile.

 

Naturalmente il processo può essere più o meno lungo, ciò dipende molto dalla tipologia di business.

Infatti, se il prodotto offerto  è un prodotto a basso costo, quindi con un processo di acquisto breve, si può parlare di fast Funnel, dove il lead viene acquisito nella fase iniziale, cioè il “magnete” viene offerto nella fase TOFU.

Al contrario, se il processo di acquisto è lungo, sarà necessaria la combinazione di diversi strumenti, tipo le Facebook ADS, Google ADS, mail marketing e tanto altro. In questi casi è bene avvalersi di tool esistenti che pianificano le operazioni di un Funnel, automatizzando i processi.

PERCHE’ CREARE UN FUNNEL?

Purtroppo non tutti coloro che visitano il nostro sito, o che ricevono una mail, o che vedono il nostro annuncio, acquistano subito il prodotto o servizio proposto, o forse lo faranno in un secondo momento. Quindi sarà necessario accompagnare il visitatore fino all’acquisto.

MA QUALI SONO I PRIMI PASSI PER CREARE UN FUNNEL?

- E’ fondamentale individuare la propria UVP (UNIQUE VALUE PROPOSITION) cioè cosa rende ciò che offriamo unico sul mercato? Qual è quel valore aggiunto sul quale possiamo puntare? Come lo possiamo raccontare?

- Conoscere le Buyer personas, quindi studiare il target a cui ci rivolgiamo, facendo anche test su vari tipi di pubblico.

- Conoscere quali sono i costi e i margini di guadagno di ciò che offriamo, per capire quanto investire nelle varie fasi, per cercare di ridurre al minimo il rischio di perdita del capitale investito.

Si parla di Funnel anche post-vendita: per far si che, chi ha già acquistato dovrà continuare a farlo, bisognerà “fidelizzare” il cliente, questa fase viene chiamata “loyalty”.

Il cliente andrà curato con mail periodiche, promozioni dedicate ed informazione. E’ la fase in cui il cliente verifica se il prodotto o servizio soddisfa le proprie aspettative tanto da riacquistare volontariamente in futuro, da lasciare delle recensioni positive contribuendo alla reputation del nostro brand, aiutandoci così nell’acquisizione di nuovi clienti.

Spero che questo articolo ti sia utile a fare chiarezza su questo argomento. Se hai un tema in particolare che desideri approfondire, lasciaci un commento.

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Tiziana Troisi 27/05/2021

Marketing E IA: la tecnologia che migliora le campagne

 

Se hai uno smartphone, sicuramente saprai cos’è l’intelligenza artificiale. Come dici? Non sai di cosa parlo? Eppure l’intelligenza artificiale ti è più vicina di quanto tu possa pensare. Quante volte hai chiesto a Google o Siri di fare una telefonata una ricerca in rete? Ecco, quella è intelligenza artificiale.

Si definisce intelligenza artificiale, la capacità che le macchine hanno di capire e prevedere i comportamenti e il linguaggio umano. Dietro una semplice risposta di Siri ci sono infiniti tentativi per prove ed errori, c’è tutta la potenza della tecnologia.

L’intelligenza artificiale è sempre stata e sarà sempre un modo per aiutare la vita umana e migliorare le nostre piccole attività quotidiane. Un assistente virtuale può aiutarci a capire che tempo fa fuori prima di vestirci, ci può dire se c’è traffico sulla strada per andare al lavoro. Non solo: oggi anche gli elettrodomestici sono dotati di intelligenza artificiale. Ormai il frigo può dirci cosa sta per finire o scadere, aiutandoci a fare la lista della spesa.

Le cose che negli anni  90 credevi possibili solo in film come ritorno al futuro, oggi esistono (anche se non  puoi ancora viaggiare nel tempo) e ti aiutano a vivere meglio. Ovunque, anche dove non ti aspetti, c’è lo zanpino dell’ AI.

Come L’Intelligenza artificiale aiuta il marketing

Come abbiamo detto, l’intelligenza artificiale ha di fatto semplificato la vita di tutti. Ma questa nuova veste della tecnologia intelligente, non ti aiuta solo nella vita quotidiana: sono tanti gli ambiti della ricerca e del lavoro a servirsi dell’intelligenza artificiale. Finalmente, anche l’ambito del marketing ha iniziato a capire quanto un buon utilizzo dell’ IA possa rendere tutto più  semplice.

Molte aziende hanno già cominciato da tempo ad utilizzare delle utility basate sull’intelligenza artificiale che di fatto, migliorano l’impatto di una campagna.

Come viene utilizzata l’intelligenza artificiale nel marketing? Ecco qualche esempio:

Analisi dei dati

Anche se sembra scontato per chi già vive questo mondo da vicino, alla fine è sempre bene ribadirlo: il marketing vive letteralmente di analisi dei dati: è attraverso i dati di costumer journey che l’azienda riesce a capire gusti e preferenze del cliente. E chi può analizzare i dati meglio di un pc intelligente? Con un buon training un software basato su intelligenza artificiale può addirittura prevedere le scelte di visita di un cliente e mostrargli la pubblicità giusta al momento giusto.

Email Marketing

Un altro campo dove il supporto dell’ IA si è rivelato decisamente fondamentale è sicuramente quello dell’email marketing: alcuni software permettono di inviare migliaia di email in pochissimi secondi riuscendo addirittura a cambiare il nome all’inizio della mail, in base all’intestatario.

Inoltre, si possono cambiare altre piccole parti di testo, in base agli interessi specifici del cliente. Pensaci, quanto sarebbe stato faticoso e noioso mettersi a scrivere ogni volta tutte quelle mail?

Custumer Care e ChatBot

Chi si occupa di assistenza clienti lo sa meglio di chiunque altro. La gente è pigra fino all’inverosimile. Quando si tratta di ricercare informazioni, per cui basterebbe una telefonata o una ricerca più approfondita, si scoraggia subito. Un po’ sarà colpa anche della rete che ha abituato al tutto e subito, un po’ delle vite sempre più frenetiche, ma la verità è questa: non c’è più pazienza.

Quante volte i clienti scrivono alle chat di assistenza per chiedere info che potrebbero benissimo trovare altrove? Grazie all’IA, chi si occupa di costumer care può alleggerire leggermente il carico di lavoro. Come? Ricorrendo all’aiuto dei chatbot. Si tratta di piccoli programmi che vengono istruiti da chi li crea a rispondere a domande piuttosto semplici, aiutando il cliente a trovare quello che cerca.

Gli svantaggi: automatismo e creatività 

Dopo aver illustrato alcuni dei vantaggi relativi all’utilizzo dell’IA come supporto alle camoagne di marketing ci sembra doveroso soffermarci sugli svantaggi che il troppo utilizzo dell’ IA può causare. È vero, automatizzare certi processi aiuta sicuramente a snellirli, ma il risultato non è sempre ottimale.

Nel caso di utilizzo del chatbot, può capitare che le risposte non siano soddisfacenti e che il cliente molli la chat perché troppo frustrato.

C’è poi chi si accorge delle mail frutto di un invio multiplo, rimanendo deluso e decidendo di annullare l’iscrizione alla newsletter. Insomma, per quanto possa essere utile e innovativa, c’è qualcosa che l’IA non  potrà mai sostituire: l’interazione umana e la creatività della nostra mente.

Se vuoi continuare ad esercitare la tu creatività, segui il nostro blog.

 

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Tiziana Troisi 23/03/2022

Chi sono i content creator e cosa fanno

Nell’ultimo periodo sui social si sente tanto parlare di content creator. Ma sappiamo cosa vuol dire? Il content creator, letteralmente creatore di contenuti, è una persona che su commissione di uno o più brand realizza i contenuti adatti per sponsorizzare al meglio quell’azienda.

Prima di andare avanti nell’analisi di questa figura professionale, vale la pena fare una premessa utile a capire il contesto social in cui ci si muove oggi. Chi vuole fare pubblicità al proprio brand attraverso la rete deve tenere conto del diverso assetto della pubblicità attraverso i social.

Se una volta, infatti, il contenuto centrale che doveva emergere da una pubblicità era l’azienda, oggi non è più così. Oggi la parte centrale di ogni contenuto pubblicitario è appunto, il contenuto. Non conta più di tanto il prodotto che viene pubblicizzato attraverso di esso, ma il messaggio che il contenuto intende tramettere.

Il lavoro del content creator di fatto non è pubblicizzare un prodotto, ma creare un legame con la community del brand per cui opera. Il fine ultimo del marketing sui social è infatti cambiato nel tempo e con esso gli attori in gioco. L’importante non sono (solo) le vendite, ma anche le interazioni.

La mission del content creator diviene allora quella di creare contenuti che incuriosiscano il target di riferimento e tengano viva e continua la relazione tra il pubblico e il brand.

Content creator o influencer? Le differenze

Come hai avuto modo di intuire il content creator non è, come molti non addetti ai lavori sono portati a pensare, un sinonimo di influencer

Ora ti spiego perché: l’influencer di solito è un personaggio esterno al brand che viene ingaggiato per realizzare contenuti che pubblicizzino, anche in maniera indiretta, uno specifico prodotto. La sua figura fa da ponte tra il brand e un pubblico che altrimenti per il brand sarebbe difficile da raggiungere. E il suo punto di forza sono i follower.

Il content creator, invece, di solito fa di più che creare semplicemente dei contenuti da declinare sui vari social. Oltre alla passione per i social e alla creatività, chi si vuole occupare di content creation deve avere delle conoscenze che riguardano la parte strategica del marketing. Vediamo da vicino di cosa si occupa.

Cosa fa il content creator

Prima di pubblicare un contenuto il content creator:

  • Analizza e seleziona il target di riferimento: in un lavoro congiunto con i responsabili marketing di un brand, il content creator cerca di capire e fare suoi i desideri del target che deve conquistare.
  • Definisce il calendario editoriale: sempre in concerto con il team marketing, il content creator realizza un calendario con cui fissa la data di pubblicazione dei contenuti da realizzare e le piattaforme dove pubblicarli.
  • Cura lo storytelling: come abbiamo detto, i contenuti realizzati non sono un semplice adv, ma contenuti che riescano a catturare l’attenzione del pubblico attraverso un racconto preciso. Che si tratti di un qualcosa di comico o di un registro diverso lo si decide insieme. La cosa importante è creare uno storytelling che rispecchi il tono di voce del brand e allo stesso tempo rientri nei gusti del proprio pubblico.

È quindi chiaro che il ruolo del content creator è molto vicino a quello di un tecnico della comunicazione. Formazione continua e voglia di mettersi in gioco le armi vincenti per puntare al successo dei suoi contenuti.

L’importanza della pianificazione è un punto importantissimo per chiunque operi nel mondo della comunicazione e del marketing: anche quando non sembra, nulla è lasciato al caso. Ma non solo. 

Content creator: parola d’ordine originalità

Atro punto importante che ci aiuta a differenziare il ruolo di un influencer da quello di un content creator è sicuramente l’originalità. Mentre un influencer si limita magari a mostrare un prodotto nelle proprie stories per invogliare i suoi follower ad acquistarlo, un content creator riesce ad inserire un prodotto in modo omogeneo in contenuti originali e creativi.

Ogni content creator ha un suo linguaggio, una sua modalità di comunicazione e un suo stile. Tanti piccoli particolari che ti fanno capire subito di chi è il contenuto che stai guardando. Nei video creati da un content creator il prodotto fa solo da sfondo ad un contenuto che avrebbe vita propria a prescindere.

Per realizzare una campagna che sia giusta per il brand, è importante selezionare un content creator che abbia uno stile adattivo, e in qualche modo affine al prodotto che si decide di promuovere.

E tu lavori come content creator o vorresti diventarlo? Raccontaci la tua esperienza nei commenti!

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